La risposta della destra è speculare alle istanze dell’Isis

La situazione è complessa. Con i fatti di Parigi e ora di Bamako un po’ di questa complessità, che è la condizione del pianeta umano oggi e che qualcuno definisce caos, entra nelle case di tutti attraverso i mezzi di informazione. Non c’è più lo schema est-ovest, il bipolarismo della Guerra Fredda, a fare da immediata griglia interpretativa e si resta spiazzati di fronte alla pluralità di punti di vista, di conflitti, di motivazioni e di attori in gioco nel quadro di quella che qualcuno definisce “terza guerra mondiale”. Di fronte a questa complessità la risposta semplice è non solo la più stupida ma la più sbagliata e dannosa, anche se quella più destinata al successo e all’audience. E così l’islamofobia diventa la risposta, e la lente interpretativa suggerita quella più scontata e facile dello scontro di civiltà. Contro questa deriva è schierata gran parte della politica, la chiesa, l’intellettualità. Ma la politica cattiva che sfrutta per i propri scopi di potere anche le più drammatiche tragedie ha dalla sua il mondo dell’informazione. E il mondo dei social.  “Prima  parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel. È l’invasione degli imbecilli”. Così Umberto Eco analizzava tempo fa il ruolo dei social. E la sua considerazione trova l’ennesima conferma nella “riscoperta” di Oriana Fallaci da parte degli intellettuali da tastiera, addirittura nella ridicola veste di profeta di non si sa bene cosa. La giornalista, arrivata alla chiara fama per ben altro tipo di impegno culturale, civile e professionale, si dedicò negli ultimi anni di vita a propagandare puro e semplice odio verso gli islamici e a persuadere l’opinione pubblica dell’esistenza di un disegno islamico di colonizzazione dell’Europa. Le sue analisi erano tutte sbagliate e strampalate, una accozzaglia di pregiudizi, stereotipi, fobie tipiche da sempre del razzismo, della xenofobia, della paura dell’altro in ogni epoca e in ogni latitudine, vergate sotto forma di invettiva con proprietà di linguaggio e abilità di scrittura. Le sue “profezie” erano scempiaggini, allarmismi irrazionali buoni solo a spaventare e a invocare l’urgenza di una lotta di civiltà e di una contrapposizione violenta alla vastissima parte di umanità che si riconosce nella religione islamica. La sua nobilitazione odierna è solo un tentativo di trovare una qualche parvenza di profondità culturale a un pensiero largamente diffuso ma frutto di ignoranza, incultura e paura, che solo a chi ne fa uno strumento per l’accrescimento del proprio potere e della propria ricchezza, come i politicanti della destra estrema come Salvini e soci, può sembrare degno di un qualche interesse. Le elucubrazioni razziste dell’ultima Fallaci andrebbero consegnato allo studio psichiatrico. Nello scrivere il suo ultimo delirio, la rabbia e l’orgoglio, la Fallaci raccontò come si sentisse portatrice di una missione salvatrice e fosse talmente invasata da questo compito che mise da parte le cure al cancro alle quali la chiamavano i medici, preferendo il martirio pur di non rinunciare a diffondere all’umanità il suo messaggio anti islamico. Merita pietà umana, ma nessuna considerazione né intellettuale né politica per le sue visioni, non profetiche ma patologiche.

La mentalità degli invasati leghisti e dei tifosi della Fallaci è speculare a quella dell’ISIS, fondandosi sullo stesso spirito di intolleranza e sull’idea che la propria identità sia data come unica e immodificabile. Così il sindaco di Padova che vuole che il Comune vada a controllare se nelle scuole si festeggia e si insegna il Natale cattolico ricorda un po’ i guardiani della virtù dei miliziani fondamentalisti. Le polemiche poi contro il preside di Rozzano, e le sue stesse affermazioni sul rispetto di tutte le religioni, dimostrano quanto siamo distanti dall’avere una Scuola della Repubblica come accade in Francia, qui la si pensa come una scuola della Nazione che debba tramandare la tradizione, magari il dialetto, e la religiosità popolare. Da noi la laicità viene interpretata come più potere alle religioni, Oltralpe si dice meno potere per tutte le religioni, soprattutto a scuola.

La risposta della destra è speculare alle istanze dell’Isisultima modifica: 2015-12-06T22:17:12+01:00da sdluca1
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