Il servo encomio e il giudizio della Corte

Il servo encomio è una delle attività preferite dal giornalismo nostrano, e in questi giorni non si sprecano sui media non solo gli elogi alla velocità e allo sprezzo del pericolo del giovane supereroe della politica Matteo Renzi, ma senza alcun senso del ridicolo fior fior di giornalistoni si esercitano nell’intervista al barbiere di Renzi, alla compagna di scuola di Renzi, al barista di Renzi. Tocca pure veder pubblicate foto di Renzi alla scuola dell’obbligo, foto di Renzi boy scout, e altre informazioni indispensabili.blkurs

La disgustosa melassa apologetica è la medesima già riservata a Monti, al tempo della sua ascesa al governo, nonché al Letta quando ne seguì i passi. C’è del servilismo verso i potenti, malattia inestirpabile del nostro per altri versi bellissimo paese e popolo italiano, e c’è la vergogna di un giornalismo nostrano totalmente interno ai palazzi del potere, del quale punta tuttalpiù a rivelare qualche retroscena, ma senza coltivare alcuna visione critica delle dinamiche in atto, senza esercitare quella funzione di controllo sull’esercizio del potere per conto dell’opinione pubblica che sarebbe la parte dignitosa del mestiere. E invece si pompa un finto scoop sulla sostituzione di Berlusconi a Palazzo Chigi, solo per lanciare e far vendere un libro edito dallo stesso editore che pubblica il giornale che lancia il finto scoop. Siamo alla parodia del giornalismo d’inchiesta, e alla totale predominanza degli interessi economici sui doveri deontologici ed etici della professione.

Come è possibile che, di fronte ad una ascesa così repentina al vertice del potere esecutivo di una delle maggiori potenze economiche mondiali, quale è l’Italia (anche se ce ne dimentichiamo quasi sempre), i grandi giornali non sentano il dovere di andare a scandagliare le precedenti esperienze amministrative del Renzi, e non chiedano conto, ad esempio, della condanna in primo grado per spreco di denari pubblici da presidente della Provincia. Ovviamente lo spreco era relativo a spese di comunicazione, la vera specialità del politico fiorentino. Quale fosse infatti l’impegno da Presidente della Provincia del Renzi lo testimonia un suo ammiratore, il berlusconiano Carlo Rossella, che racconta: “La nostra conoscenza risale ai tempi in cui io ero direttore di Panorama . Beh, una mattina la mia segreteria mi avverte: c’è il presidente della Provincia di Firenze in linea. Io me lo faccio passare, e lui, veloce, sicuro: “Direttore, posso chiederle un appuntamento? Vorrei conoscerla e farmi conoscere””. E una giornalista de La Nazione ricorda di quando Renzi, giovane segretario provinciale dei Popolari, telefonava in continuazione al giornale per far pubblicare qualche notizia sui lavori del partito. Insomma il Renzi ha sempre coltivato una attenzione spasmodica alla comunicazione e ai detentori del potere mediatico, riuscendo del resto per questa via, e non per particolari meriti dal punto di vista politico o amministrativo, a posizionarsi sullo scenario nazionale, fino agli ultimi successi. Da presidente della Provincia Renzi partecipa già nel programma di Daria Bignardi e altri programmi televisivi; apparizioni evidentemente ricercate insistentemente dal nostro ambizioso smisurato. In questo senso Renzi è un prodotto della politica spettacolo, della chiacchiera da talk show. Le sue apparizioni a Ballarò sono state infinite nel corso degli ultimi anni, paragonabili a quelle di Renata Polverini.

Tornando alla condanna in primo grado di Renzi, la Corte dei Conti lo ha riconosciuto colpevole, assieme ai tecnici che hanno avvallato le sue scelte e agli assessori che hanno votato a favore in Giunta, di aver assunto nel suo staff personale di Presidente della Provincia con uno stipendio alto persone sprovviste di laurea e di curriculum professionale che motivassero tale trattamento economico. Per questo è condannato in primo grado a risarcire la Provincia di Firenze 14.535,12  euro, una quota parte del danno complessivo causato dalle assunzioni all’Ente (differenza tra quanto corrisposto effettivamente ai membri dello staff e quanto invece avrebbero dovuto percepire se correttamente inquadrati in base alle effettive professionalità e titoli di studio) di 48.452,18. Nella sostanza Renzi avrebbe fatto assumere studentesse e studenti non ancora laureati e privi di esperienze lavorative, giovani militanti della Margherita, inquadrandoli come personale laureato ed esperto. Come scrive la Corte dei Conti: “In buona sostanza, quel che si imputa ai soggetti di che trattasi, è, quindi, di aver consentito, malgrado l’evidente irrazionalità, che venisse retribuito con il trattamento normalmente previsto per il personale laureato personale non solo privo di laurea ma anche sfornito di un valido percorso sostitutivo.” Non solo battutine, giubbotto in pelle, velocità, capelli, mogliettina e altre amenità, nel magico mondi di Renzi ci sono anche assunzioni facili, stipendi alti agli amici, danno erariale, per non parlare dei contributi previdenziali che si fa versare dal Comune di Firenze. Ma questa è un’altra storia.

Il servo encomio e il giudizio della Corteultima modifica: 2014-02-20T17:15:14+01:00da sdluca1
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