Sciopero generale, utile e giusta iniziativa di CGIL e UIL

CGIL e UIL hanno fatto bene a proclamare lo sciopero generale. La manovra di bilancio, per ora, è una occasione perduta per affrontare le diseguaglianze sociali, aumentate con la pandemia e già insopportabili prima,  e non è detto che ce ne saranno  molte altre di occasioni. Un Presidente del Consiglio con una maggioranza vastissima in parlamento, e con una massa spaventosa di cicisbei nel mondo dell’informazione, potrebbe ben fare una mossa coraggiosa, anziché spostare in là le questioni, cercare mediazioni tra posizioni inconciliabili, dare un colpo al cerchio e uno alla botte, magari per finalità diverse e personali, rispetto ai doveri d’ufficio.

La questione fiscale riassume bene la confusione in cui ci si muove: Draghi mesi fa escludeva l’utilità di interventi parziali sul fisco e dichiarava il metodo migliore quello di affidare a un gruppo di esperti l’incarico di proporre una riforma organica. Nella pratica, il suo governo non ha incaricato nessun esperto e ha preso come base per la proposta di riforma del fisco il lavoro di  una commissione parlamentare dai risultati imbarazzanti, presieduta dal renziano Marattin. Non solo, ma per smentire anche l’altro corno del ragionamento draghiano, propone comunque una riforma parziale del fisco nella legge di bilancio, con la logica di Babbo Natale che porta i doni a tutti. A Draghi si deve la formulazione più estrema del populismo fiscale, che rappresenta uno dei maggiori fattori di dannosità della politica contemporanea per la qualità della democrazia  e la tenuta della coesione sociale. Dopo aver detto che il suo obiettivo era di dare il più possibile al maggior numero possibile di soggetti e nel minor tempo possibile, Draghi stroncava un accenno di proposta, di limitatissimo incremento della tassa di successione per  i grandi patrimoni, dicendo che questo era il momento di dare e non di prendere. La platea a cui si riferiva la proposta di Letta era di un milione di euro per erede, oltre il quale pagare qual cosina di tasse in più da destinare ai giovani. Un nonnulla, che però scatenava giustamente  le reazioni delle forze politiche rappresentanti degli interessi dei ricchi, cioè la destra, di fatto con la sponda del governo. Ora si è giunti all’assurdo di un governo che propone di tagliare 270 euro all’anno a chi ha un reddito di centinaia o milioni di reddito all’anno; poi Draghi ci ripensa e propone di spostare l’irrilevante sconticino ai ricchi di uno o due anni, ma si fa bloccare dalla destra. Si blatera di “contributo di solidarietà”, ma  Draghi non ha chiesto nessun contributo, ma solo di non procedere subito, ma tra un anno, ad aumentare di 270 euro il reddito dei già ricchi. Il vero “contributo di solidarietà” è quello che i pensionati con pensione superiore ai 100.000 hanno versato dal gennaio 2019, e che smetteranno di pagare dal prossimo 1 gennaio, a seguito di una sentenza della Corte Costituzionale che non ne contestava la legittimità, ma solo la durata di 5 anni, ora ridotta a 3. L’attuale governo non pare si sia  preoccupato di adottare una misura simile.

Sulla questione pensioni, il governo decide di ripristinare in toto le norme della Fornero e consentire il pensionamento anticipato a una piccolissima platea di nati nel 1958, che non hanno fatto in tempo a rientrare in quota 100. Draghi sostiene che  “l’impegno del governo è tornare in pieno al contributivo”; nessuno ha capito cosa voglia dire visto che chi va in pensione ci va col sistema di calcolo misto e non c’è mai stato un periodo nel quale si andava in pensione col contributivo. Il dato significativo è comunque che “il contributivo” è il sistema che è stato introdotto con l’unico scopo di ridurre l’importo delle pensioni. Per intanto, la pensione per i giovani resta un miraggio. Solo a causa dei morti da covid, il primo gennaio non scatterà l’aumento dell’età di vecchiaia, che resterà fermo un biennio per poi ripartire e puntare verso i 70 anni. Intanto facciamo trattati di amicizia e scambio di idee e conoscenze con la Francia, dove l’età pensionabile è a 62 ore, la settimana lavorativa è di 35 ore e il salario medio è del 20% più altro che in Italia.

Sulla questione precarietà, nessun segnale è giunto dal governo di voler metter mano a questa piaga. Così come nessun segnale sulla lotta all’evasione. Sensibilità invece rispetto alle istanze dei balneari, tipo forse quelle di Massimo Casanova, proprietario del  Papeete ed europarlamentare leghista, che verso all’erario 10.000 per la concessione spiaggia, per un fatturato di 700.000 della sua nota attività. La messa a gara delle concessioni è stata rimandata in ossequio alle richieste leghiste.

Anche in questo frangente, la grande serietà del sindacato sta nel restare nel merito delle cose, nella concretezza delle scelte, nella consapevolezza delle conseguenze sociali delle politiche pubbliche.

Sciopero generale, utile e giusta iniziativa di CGIL e UILultima modifica: 2021-12-07T18:34:36+01:00da sdluca1
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