La manovra del governo Renzi, per quanto finora anticipato, si configura come inadeguata a rispondere al tema reale che impedisce al paese di uscire da una crisi sempre più profonda: quella del rilancio della domanda interna, fatta di investimenti e di consumi. E agisce invece solo dal lato dell’offerta, nella bizzarra convinzione che agli imprenditori convenga assumere personale non in base alle prospettive di mercato dei propri prodotti e servizi ma in base alla facilità di licenziamento o alla scontistica della forza lavoro impiegata. La manovra non mette in campo alcun programma di investimenti pubblici all’altezza della gravità della situazione e delle emergenze reali del paese, che la cronaca ha riportato tragicamente alla ribalta negli ultimi giorni con i fatti di Genova. Non estende il bonus degli 80 euro né ai pensionati, né ai precari, né agli autonomi né agli incapienti. Taglia invece indiscriminatamente l’Irap alle
Questo ennesimo colpo alla disponibilità di risorse del sistema delle autonomie locali comporterà un ulteriore abbattimento degli investimenti pubblici, con riduzione del PIL e aumento della disoccupazione, e una riduzione della quantità e della qualità dei servizi pubblici essenziali come sanità, scuola, trasporti. Facile prevedere che questa spinta recessiva non sarà compensata da una entusiastica corsa alle assunzioni da parte di felici imprenditori finalmente liberi dalle briglie del cattivo articolo 18, né da una travolgente ripresa dei consumi da parte di coloro che già nel 2014 hanno dimostrato come gli 80 non risolvano i loro problemi. Si rischia quindi l’avviarsi di una spirale perversa tra aumento del deficit e del debito e riduzione del Pil, che espone il paese a rischi pesantissimi per il prossimo futuro.