Ernesto Galli della Loggia ha scritto qualche giorno fa che in Italia la sinistra ha una risorsa in
Allora la separazione che si è verificata è quella tra l’ampio e variegato popolo della sinistra, che oggi andrebbe chiamato del “centrosinistra”, e la parte più politicamente organizzata che si è concentrata nel contenitore del PD. Una separazione che da una parte ha creato lo spazio per la nascita del fenomeno 5 stelle e dall’altra ha alimentato l’astensionismo. Si è trattato di una scelta ben precisa e consapevole, guidata dall’idea che la governabilità richieda un restringimento della rappresentanza, quindi basta con coalizioni larghe: governino invece partiti o mini coalizioni omogenee. Il che comporta introdurre meccanismi maggioritari nella legge elettorale per far sì che delle minoranze elettorali possano diventare maggioranze parlamentari e non dover faticare nella costruzione di accordi con le altre minoranze. Il che comporta non puntare a rappresentare la maggioranza del paese ma la più grande minoranza dell’elettorato.
Questa separazione ha anche separato la parte più esigente, a volte intransigente, dell’elettorato di sinistra, da quello più disposto a transigere sui contenuti in nome dell’appartenenza a una organizzazione. Dentro il PD si è travasato quello spirito di militanza acritica e quel conformismo rispetto alle direttive del Partito, che nel PCI avevano ben altre ragioni storiche e culturali.
Non è dunque la sinistra in quanto tale, come scrive Galli della Loggia, che garantisce a Renzi libertà di scorrazzare a destra, ma quel fenomeno peculiare nel contesto occidentale che è il contenitore PD. Quando quella base oggi paralizzata dentro una suggestione continuista si metterà in movimento e diventerà esigente, e qualche segnale importante c’è, allora potrà chiudersi la stagione delle intese innaturali di palazzo tra i manovrieri, fatte sulla pelle degli italiani, e potrà forse frenarsi la deriva centrista e destrorsa di un soggetto dalle nobili origini progressiste.