per chiudere l’emergenza profughi i comuni facciano rete e progetti di solidarietà

I fatti di Quinto di Treviso e di San Nicola a Roma pare stiano determinando una presa di coscienza sulla inadeguatezza del metodo finora perseguito per gestire l’accoglienza dei migranti che sbarcano o arrivano nel nostro paese. Si è infatti privilegiata una logica emergenziale che produce situazioni critiche nel rapporto con la cittadinanza, anche al netto delle strumentalizzazioni delle forze fasciste e xenofobe che intendono lucrare politicamente sull’allarmismo. La cosa pare particolarmente esecrabile alla luce del fatto che le previsioni fatte dal ministero rispetto agli arrivi nel 2015, stimate in 200.000 persone, allo stato dei fatti risultano sovrastimate, giacché al 21 luglio gli sbarchi sono 85.361. Evidentemente non si è fatto seguire alla previsione una adeguata programmazione delle strutture necessarie. Non c’è alcuna “invasione” in corso, sono corbellerie propagandistiche di politici senza scrupoli. C’è invece un afflusso di persone del tutto gestibile, ma che mette in crisi solo un paese impreparato e disorganizzato come il nostro.

Ad oggi, dei richiedenti asilo ospitati nel nostro paese, la stragrande maggioranza rientra nel sistema di protezione straordinario, affidato ai prefetti, e solo una piccola parte nel sistema SPRAR (Sistema Protezione Richiedenti Asilo e Rifugiati), che però si è dimostrato quello più efficace, più esente da episodi di corruzione e speculazione, più capace di evitare conflitti sociali, più preparato a fornire accoglienza di qualità non limitata ai pasti e a un letto ma capace di percorsi di integrazione e di accompagnamento.

Questa rete è costituita dai comuni e dalla province che volontariamente hanno partecipato ai bandi ministeriali presentando progetti, in sinergie con le realtà sociali e istituzionali del territorio, per mettere a disposizione posti di accoglienza in strutture adeguate, parcellizzando le presenze in piccoli gruppi e con una rete di supporto e di competenze stabile e formata. La volontarietà dell’adesione, che sarebbe meglio venisse quanto prima superata, ha determinato una forte disomogeneità territoriale nell’attivazione dei progetti SPRAR. Nel Veneto, nessun progetto è mai stato presentato da comuni trevigiani, mentre esperienze esistono da anni a Venezia e a Padova.  Il superamento di questa assenza è stato al centro dell’incontro pubblico che  abbiamo promosso lunedì scorso 20 luglio a Treviso, e che ha visto la partecipazione di un buon numero di amministratori e associazioni.

I vantaggi di aderire alla rete SPRAR sono molteplici: oltre a dare il proprio doveroso contributo a un sistema di accoglienza degno di un paese importante nel mondo e nel Mediterraneo come l’Italia, significa cucire nel territorio reti di solidarietà stabili che saranno utili per nuove emergenze e nuovi fenomeni futuri, significa sedimentare esperienze e professionalità, creare un piccolo indotto economico nella piena legalità e trasparenza, ridare centralità al luogo democratico che è il Comune. Significa anche salire di un gradino nel grado di consapevolezza civile da parte delle nostre comunità, e anche da parte delle nostre amministrazioni locali, che non possono ritenere di delegare ad altri soggetti o appellarsi al buon cuore dei singoli per affrontare un tema che è tipico del governo locale e non una questione legata a un presunto “buonismo” da anime belle. Se i comuni vogliono essere protagonisti e programmare loro l’accoglienza senza subirla dal ministero, questo è lo strumento giusto.

E’ appena scaduto un bando riservato all’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati, è imminente ora la pubblicazione di un bando generale per 10.000 posti, che per certo conterrà una riduzione del cofinanziamento richiesto al comune dal 20 al 5%.  Cioè se il progetto prevede una spesa di 150.000 euro, il Comune ne sborsa 7.500 e il resto li mette il Governo attingendo ad un apposito fondo. E’ una occasione da non lasciar perdere, è la risposta concreta e duratura alle criticità fin qui vissute sul fronte dell’accoglienza nella nostra provincia.

Per questo invitiamo i comuni, e la Provincia stessa, ad aderire al prossimo bando sprarpreparandosi da subito, tessendo reti e relazioni e elaborando idee e proposte, e le istituzioni che hanno anche funzioni di coordinamento, come Provincia e Prefettura, a sposare questo obiettivo ed attivarsi in tal senso.

La vera emergenza è infatti quella oggi di uscire dalla logica dell’emergenza. Nel paese dove non c’è nulla di più definitivo del provvisorio, bisogna quanto prima invece che la rete e il sistema di gestione straordinaria dell’accoglienza lasci il posto a un sistema ordinario, trasparente, efficiente, controllato e solidale.

per chiudere l’emergenza profughi i comuni facciano rete e progetti di solidarietàultima modifica: 2015-07-24T17:03:37+02:00da sdluca1
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