Menarè

 Accordo di programma sul Menarè: dove è l’interesse pubblico ?

Nel Consiglio Provinciale di ieri sera, sull’accordo di programma sul  Menarè, come opposizioni abbiamo lasciato l’aula al momento del voto,  per non avvallare una operazione secondo noi  fortemente a rischio di  illegittimità.

Abbiamo contestato il procedimento adottato e la fretta con la quale  sono stati condotti tutti i passaggi dell’operazione. Un fretta non  motivata da reali motivi di urgenza, ma solo dalla pervicace volontà  di dare soddisfazione alle richieste del privato già assegnatario del  vecchio Piruea e firmatario del nuovo accordo. Abbiamo infatti  contestato il fatto che l’accordo di programma in questione, adottato  seguendo una procedura derogatoria straordinaria, sia stato concluso  negli ultimi giorni di permanenza di Galan a Presidente della Regione  e che lo spazio per la discussione e la presentazione delle  osservazioni sia stato ridotto al minimo. Ma soprattutto che l’accordo  sia stato portato a termine non in base a valutazioni oggettive di  tipo urbanistico e pianificatorio, ché anzi l’accordo si pone in  contrasto con la proposta originaria del Piano Territoriale di  Coordinamento Provinciale (prima che venisse modificato per accogliere  l’osservazione della ditta Tonon), ma in base alla pervicace volontà  dell’Amministrazione Provinciale di dare comunque soddisfazione alle  richieste del soggetto privato e realizzare quanto previsto dal PIRUEA  già bocciato dal Tribunale Amministrativo Regionale e dal Consiglio di  Stato. Questa nostra convinzione è stata confermata dall’intervento  del Presidente Muraro, che ha rivendicato la continuità  dell’operazione rispetto alla scelta della prima amministrazione Zaia  fatta nel 2000 di dismettere alcuni edifici ad uso scolastico. Muraro  ha fatto esplicitamente riferimento ad una esigenza di continuità  rispetto ai contenuti del Piruea e alla necessità della Provincia di  pianificare in accordo con i Comuni, lasciando intendere che  l’operazione dell’accordo sia stata in buona parte seguita e  sollecitata dal comune di Colle Umberto.

Per questo abbiamo sostenuto che l’intervento di Muraro supportava e  rafforzava la nostra contrarietà e i nostri dubbi di legittimità  rispetto ad una operazione che intende dare una copertura di novità e  di interesse pubblico a quella che in realtà è una operazione di  riproposizione deii contenuti di un accordo già giudicato  negativamente dai giudici amministrativi. L’accordo comporta infatti  che il contributo di 460.000,00 Euro che la Regione Veneto aveva  accordato il 22/12/2009 al Comune di Conegliano per la sistemazione  dei due incroci sul Menarè, quello semaforico delle Due Osterie e  quello di accesso alla zona industriale, venga stornato sul  finanziamento della pista ciclabile lungo il Menarè. Così come  l’impegno della Provincia, che nell’accordo del Piruea finanziava metà  della nuova rotonda di accesso alla zona industriale con 300.000,00  Euro, ora diventa quello di mettere 450.000,00 perlopiù per piste  ciclabili. Il tutto per lasciare al privato la realizzazione della  sistemazione dei due incroci sulla statale, oltre alla nuova viabilità  di accesso al centro commerciale, e giustificare così con un gioco  delle tre carte l’interesse pubblico e il carattere necessario  dell’apporto del privato.

L’accordo di programma non risponde dunque ad esigenze condivise di  programmazione del territorio e dello sviluppo produttivo e  commerciale della zona, ma solo, per esplicita ammissione del  Presidente della Provincia, al soddisfacimento delle richieste di un  soggetto privato. Se vi era da parte della Provincia e del Comune di  Colle Umberto la convinzione della validità di quelle previsioni  urbanistiche, a distanza oramai di anni da quando furono formulate, vi  era lo strumento del PAT, cioè del piano regolatore del Comune di  Colle Umberto, che viene redatto a quattro mani con la Provincia, per  dare la giusta collocazione a quelle previsioni. Ma evidentemente si  voleva evitare il percorso democratico di confronto e discussione, e  la necessità di motivazione delle scelte, che lo strumento del PAT  comporta. Si è dunque voluto agire in fretta e furia, con un percorso  di scarsa trasparenza e senza nessuna effettiva discussione pubblica e  senza alcun quadro conoscitivo di riferimento complessivo, su flussi  di traffico, carico urbanistico del nuovo centro commerciale, esigenze  commerciali e di ospitalità dell’area. Ricordiamo che è prevista la  creazione di un nuovo centro commerciale, di un albergo e di un  distributore di carburanti.
Va inoltre notato che la tempistica prevista nell’accordo di programma  prevede che l’opera che dal punto di vista dell’interesse pubblico può  ritenersi prioritaria, cioè la creazione di una rotatoria per  l’accesso alla zona industriale di Conegliano-Vittorio, che è la più  grande della Provincia, sia la più dilazionata nel tempo. Si concede  infatti ben 1 anno e mezzo di tempo all’Impresa Tonon per elaborare il  progetto e, dopo che siano arrivate tutte le approvazione e  autorizzazioni e conclusi gli espropri, un altro anno e mezzo per la  realizzazione dell’opera. Per la sistemazione dell’altro incrocio, invece, si prevedono 3 mesi  per la progettazione e 6 mesi per la realizzazione. Una differenza di  tempistica che non si giustifica solo con la differenza di intervento  tecnico (corsie di canalizzazione e non rotatoria) ma forse con il  fatto che l’incrocio delle due osterie è più a ridosso e più  funzionale al costituendo centro commerciale. Il rischio concreto è  che ci si trovi di fronte ad una rapidissima realizzazione del centro  commerciale e della viabilità di immediato accesso,  e che l’incrocio  della zona industriale resti tale e quale ancora per anni, in più  dovendo sopportare il nuovo afflusso di traffico verso il centro  commerciale.

Infine, l’accordo prevede che la Provincia prepari, entro 1 anno, la  progettazione preliminare per la conclusione della Bretella, cioè il  collegamento tra la Zona Industriale e la nuova bretella di Ceneda. Si  conferma quanto abbiamo sempre sostenuto, che la realizzazione urgente  della bretella di Ceneda non serve al collegamento con la Zona  Industriale e quindi non porta alcun sollievo al quartiere di San  Giacomo, perché il suo completamento è differito di anni e attualmente  sta a zero, sia in termini di finanziamento che di progettazione.  Stando così le cose, la prospettiva realistica da qui a uno-due anni,  è che ci si trovi di fronte alla realizzata bretella di Ceneda che  porta traffico dal casello di Cozzuolo alla statale Alemagna in via  Matteotti, al nuovo centro commerciale che attrae nuovo traffico  sull’Alemagna, e a San Giacomo che deve sopportare tutto questo. Siamo  sicuri che sia la soluzione ai problemi della viabilità della zona ?

Menarèultima modifica: 2010-04-20T15:06:27+02:00da sdluca1
Reposta per primo quest’articolo