Il vero inno leghista: “Meno male che Silvio c’è”

L’episodio di Vedelago non è grave per la mancata esecuzione al momento giusto dell’Inno nazionale, ma quello che non si comprende è perché eseguire in una manifestazione pubblica un coro di straordinaria valenza artistica e culturale, ma che è stato imbracciato dalla Lega come proprio inno di partito, come il Va’ Pensiero di Verdi. Siamo convinti, purtroppo, che non sia la valenza artistica ma la sua indegna strumentalizzazione politica ad aver motivato l’esecuzione del brano all’arrivo del Presidente della Regione Veneto

Quella della Lega è stata ed è una appropriazione del tutto impropria. Anzitutto storicamente, se risorgesse Giuseppe Verdi certamente non avrebbe autorizzato l’appropriazione indebita della sua opera da parte dei leghisti. Basti ricordare che Giuseppe Verdi fu deputato al Parlamento di Torino nel 1861, il primo parlamento del Regno d’Italia, e approvò il conferimento del titolo di Re d’Italia di Vittorio Emanuele e l’ordine del giorno per Roma capitale d’Italia. In pratica, uno dei protagonisti della creazione dello stato italiano ridotto dalla Lega ad alfiere della divisione di quello stato. Nella dichiarazione di indipendenza della Padania del Bossi nel 1996, il Va pensiero viene addirittura proclamato inno ufficiale del fantomatico nuovo stato, che secondo quella dichiarazione doveva nascere il 15 settembre 1997.

Ora, come è possibile che in una  manifestazione pubblica, organizzata da un Comune della Repubblica Italiana, si esegua un inno di partito ? Quali precedenti esistono di un simile comportamento da parte di enti pubblici ?

Questa confusione tra partito e istituzioni ci pare degna di regimi totalitari e non di una democrazia liberale rappresentativa come la nostra.

Ma se i leghisti volessero continuare in questa prassi, consigliamo loro di far intonare un inno più consono al loro comportamento, la simpatica canzoncina “meno male che Silvio c’è”.

Luca Zaia e Roberto Cota sono i due presidenti di Regione leghisti. Se qualcuno pensava che si sarebbero distinti per l’indipendenza da Roma e le rivendicazioni di autonomia, si sbagliava di grosso. La loro prima mossa è stata quella di dare un segnale al Vaticano, che come si sa sta al centro di Roma, proponendo un divieto dell’utilizzo della pillola RSU negli ospedali completamente fuori dalla legge, e anche da buon senso (si tratta di un farmaco utilizzato da 20 anni negli altri paesi europei).

Poi Cota ha dato il via libera alla costruzione di una centrale nucleare in Piemonte, ossequioso al piano nucleare nazionale di Scajola.

Ora la manovra del Governo, che impone tagli enormi agli enti locali e anche alle casse delle Regioni,  che vanno ben  oltre gli sprechi, e sono tanti, di cui questi enti si dimostrano capaci, è finita nel mirino del Presidente della Lombardia, oltre che dei presidenti di centrosinistra. I più allineati si sono dimostrati i due presidenti leghisti, quasi contenti di subire da Roma una paurosa decurtazione delle risorse da destinare ai servizi ai cittadini dei loro territori.

Se a livello simbolico i leghisti disprezzano l’inno nazionale e dubitano su chi tifare ai mondiali di calcio, nei fatti la loro autonomia dal potere romano è tutta da dimostrare, quando al governo c’è Berlusconi. Da più fedeli alleati del premier, sempre pronti a difendere le leggi ad personam e contro la libertà di stampa, sarebbero più coerenti a intonare: “Presidente siamo con teee, meno male che Silvio c’è !!”

se non ricordassero le parole, alleghiamo sotto:

Il vero inno leghista: “Meno male che Silvio c’è”ultima modifica: 2010-06-15T12:00:00+02:00da sdluca1
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