visti dall’Inghilterra

da La Tribuna di Treviso, 1 luglio 2010 

 Il giornalista inglese, ora scrittore e opinionista, è in questi giorni nel Veneto. E si è fatto un’idea precisa

L’Italia sopravviverà a Berlusconi

 Bill Emmott, ex direttore dell’Economist, scrive un saggio sul Belpaese

 «Penso abbiate bisogno di una nuova sinistra che parta dai sindaci e da persone come Vendola»

 ADINA AGUGIARO

vendola-speranza.png«Unfit», con Silvio Berlusconi sullo sfondo. Quella copertina de “The Economist”, bibbia globale del business e della finanza, in cui l’imprenditore più ricco d’Italia veniva giudicato “inadatto” a governarla, suscitò le ire funeste del premier italiano. Era il 2001 e dal ’93 il potente Bill Emmott dirigeva con crescente successo la testata, subito ribattezzata “The Ecomunist” dalla galassia di Forza Italia.
Mr. Emmott, a 9 anni di distanza rifarebbe quella copertina?
«Sì. Penso ancora che Berlusconi sia il leader dell’Italia che non mi piace: per il conflitto d’interessi, per il monopolio dei media e della raccolta pubblicitaria, per il conflitto con la giustizia. Spesso dà l’impressione d’essere al governo quasi solo per sistemare le sue cose. Anche gli scandali dei suoi ministri: ne scoppiano anche da noi, sia chiaro, ma chi ne viene coinvolto, dà subito le dimissioni. Che peraltro sono la regola in tutto l’Occidente civile».
Nel salottino d’un albergo in centro Padova Bill Emmott, che nel biglietto da visita si definisce ora «scrittore e consulente» appare fresco e rilassato dopo la visita in mattinata ai lavori del Mose in laguna. Viene spesso da queste parti negli ultimi mesi ed a fargli da guida («per cercare di mettere il nostro paese nella miglior luce possibile») è Jacopo Silva, presidente dei giovani imprenditori di Padova e a Roma membro del direttivo giovani di Confindustria, con delega alla Modernizzazione del paese. Barba e baffi scuri, occhiali leggeri, camicia scura su abito scurissimo, una punta d’ironia nello sguardo a smitizzarne l’aspetto austero, il 57enne Emmott, lauree in politica, filosofia ed economia ad Oxford, saggista ed opinionista per prestigiose testate globali, si esprime scegliendo con cura le parole.
A cosa dobbiamo il suo rinnovato interesse per l’Italia?
«A novembre uscirà per Rizzoli il mio saggio: Forza, Italia. Perché il Belpaese sopravviverà a Berlusconi».
Ci anticipa perché, Mr Emmott?
«Perché possedete imprenditori innovativi e capaci di stare sui mercati internazionali, anche se l’Italia non è molto globalizzata. Con una giusta leadership al governo, gli italiani potrebbero recuperare molti dei traguardi mancati. Vi definite individualisti, ma lo siete assai meno di noi anglosassoni e, a parte gli ultimi problemi, avete un un ottimo stato sociale».
Sarà un saggio di economia?
«Economico-politico. Penso abbiate bisogno di una nuova sinistra, che riparta dai bravi sindaci sul territorio, quali Zanonato e Chiamparino al Nord, Emiliano e De Luca al Sud».
La sua personale ricetta per una nuova sinistra?
«Accettazione del mercato; mobilità sociale; ambiente; attacco più forte ai privilegi ed ai gruppi di potere».
Su “The Times” lei ha definito Vendola «l’uomo da tener d’occhio, una rinfrescante combinazione di vecchi valori e capitalismo». Il Pd non ne sarebbe altrettanto entusiasta…
«Essere sgraditi al Pd, cui lo è anche Repubblica? Una chance in più per Vendola».
Perché così duro col partito democratico?
«E’ bloccato agli anni ’90, ne ha conservato persone e strutture di potere, ci vorrebbe una rivoluzione per cambiarlo. Penso che la mia linea di valori per una nuova sinistra, rappresentata negli anni da Amato, Prodi, Letta, Bersani, non sia ancora quella del partito».
Questo favorisce la Lega Nord?
«La Lega ha riempito il vuoto politico, lasciato dal vecchio Pci e dal suo rapporto home to home con le comunità locali. Se emergessero due partiti seri di destra e di sinistra, la Lega non andrebbe oltre».
Come vede fini?
«Ritengo reale la sua conversione. E’ un leader problematico ma credibile, sarebbe un premier sincero».
Obama è il futuro del mondo o un sogno mediatico ben realizzato?
«Lo vedo un magnifico simbolo di giustizia e mobilità sociali per tutti. Ma la sua agenda politica non è innovativa: né sull’ambiente, né sulla sanità – dove ha in parte realizzato il progetto dei leader democratici precedenti – né in politica estera. Bush a parte, che è un caso a sé»
Un commento alla politica del suo paese, l’Inghilterra.
«Brown è stato un ottimo ministro delle Finanze, meglio si fosse ritirato. Cameron e Clegg sono giovani, hanno idee comuni e faranno bene sinchè si tratterà di tagliare la spesa pubblica con un ampio consenso. Sarà meno semplice nel lungo periodo…».
Stiamo uscendo dalla crisi?
«Lo fanno in maniera spedita India, Cina, Africa, mercati emergenti; ma per gli altri paesi, Europa compresa, i prossimi 5 anni saranno ancora difficili, a crescita lenta».
La legge bavaglio?
«Una brutta legge, che cura il sintomo al posto della malattia: una giustizia lenta ed inefficiente per i cittadini. Intercettazioni inutili non vanno bene, ma neppure multe così salate per gli editori».
Qualche italiano, leader nel mondo?
«Chiaccherando col presidente Napolitano, ho conosciuto un uomo anziano, ma con idee chiare e giuste. A Roma ho incontrato Giorgia Petrini, giovane imprenditrice nel software, innamorata del cambiamento. A Palermo, l’associazione “Addio, pizzo”, che si batte contro la mafia con azioni collettive».
Il federalismo risolverà i problemi del Paese?
«Via… L’idea che il Sud stia rubando al Nord è un falso problema. Vero piuttosto che la criminalità organizzata sta derubando il sud delle sue speranze e del futuro. Ha ragione l’imprenditore Lo Bello: più mercato e meno stato. Dopo 150 anni di fallimenti dello stato, può essere la soluzione».
Tramontato il modello del mitico Nordest con la fabbrichetta nata dal pollaio, come potrà risorgere il Veneto?
«Questo modello è ancora molto forte ed ha un futuro; se le aziende, come stanno imparando a fare, saranno più flessibili, collaboreranno nel ricercare dimensioni maggiori e staranno sui mercati globali con prodotti ad alto valore aggiunto. Ma è necessario che anche le Università si diano una mossa, non possono mantenere un modello verticale in una società orizzontale».
Il problema immigrazione-sicurezza?
«In molti stati stanno tentando di rallentare l’immigrazione, quella veloce produce ansia. Paesi come gli Usa hanno costruito la loro fortuna sulla cultura dell’accoglienza ed anche a Torino, col 10 % di popolazione immigrata, Chiamparino ha dimostrato di potercela fare. Per voi italiani l’immigrazione è una risorsa strategica, data la vostra debolezza demografica. Ci vogliono tempo e strutture per affrontare il problema».
La serata di Mr Emmott e Mr Silva è ancora lunga e prevede contatti con imprenditori e docenti universitari. Ma M Economist ne è certo: il Belpaese sopravviverà a Berlusconi.

visti dall’Inghilterraultima modifica: 2010-07-01T12:10:00+02:00da sdluca1
Reposta per primo quest’articolo