battaglia sullo statuto in consiglio provinciale

 Seduta lunga e intensa quella di ieri sera in Consiglio Provinciale, che si è protratta dalle 19,00 a poco prima delle 2,30 del mattino.
Tra i primi punti la riforma dello Statuto della Provincia e del Regolamento del Consiglio Provinciale. Sulla proposta presentata dagli uffici le minoranze hanno presentato una serie di emendamenti, con le seguenti finalità:

1. Limitare il restringimento degli spazi di democrazia e di confronto che la maggioranza intendeva imporre con la modifica dello Statuto. In particolare, laddove si intendeva eliminare la norma che nelle commissioni consiliari, che sono quelle dove si svolge il grosso dellattività e hanno funzione consultiva, ogni gruppo deve essere rappresentato indipendentemente dal numero degli eletti. La maggioranza intendeva invece privilegiare la proporzione tra maggioranza e opposizione, senza garantire a tutti i gruppi la presenza nelle commissioni. Si tratta di una questione che nasce dopo l’incidente di pochi mesi fa, una commissione bilancio nella quale per le assenze dei consiglieri di maggioranza il bilancio di previsione non venne approvato, con conseguente sfogo dell’Assessore Zanette e vertici di maggioranza per affrontare la questione. Alla fine venne fuori che bisognava rafforzare la presenza della maggioranza nelle commissione e così si cominciò a mettere mano allo Statuto e al Regolamento.

 

2. Introdurre nello Statuto il principio che l’acqua è un bene comune, come tale non sottoponibile a logiche di mercato e di profitto. L’inserimento di questo principio negli statuti degli enti è funzionale a sottrarre la gestione dell’acqua dalla classificazione di “servizio economicamente rilevante”, che come tale ricade nelle normative che spingono alla privatizzazione della gestione.

3. Introdurre norme di democrazia e di partecipazione: con i nostri quattro emendamenti abbiamo proposto almeno quattro modalità per fare della Provincia un ente meno autorefenziale e centralista nel prendere le decisioni che riguardano tutto il territorio provinciale:

  • istituire una conferenza dei sindaci, che si riunisca almeno una volta all’anno e dove siano rappresentati tutti i comuni, per affrontare e condividere le scelte di programmazione generale
  • redigere un bilancio sociale partecipativo: almeno ogni due anni, coinvolgere gli enti locali e le realtà associative e di categoria della provincia nella redazione a grandi linee del bilancio provinciale, perché la scelta sulle ripartizione delle risorse non resti appannaggio del Presidente e dei suoi assessori ma frutto di un processo partecipativo
  • istituire consulte permanenti sui grandi temi di rilevanza per le politiche provinciali, come l’ambiente, l’economia, l’istruzione, la mobilità, la cultura, il sociale. Che coinvolgano tutti i soggetti interessati del territorio e possano far proposte per il bilancio.
  • Dare ai cittadini la possibilità di presentare delibere di iniziativa popolare. Attraverso la sottoscrizione di 1000 cittadini su una proposta di delibera, si può obbligare il Consiglio Provinciale a metterla in discussione e votazione.

 

Tutti gli emendamenti sono stati bocciati dalla maggioranza, che come al solito non ha neppure saputo motivare il proprio voto contrario.

 

Nel successivo esame del Regolamento del Consiglio Provinciale, però, il Presidente Muraro ha chiesto di interrompere il consiglio per radunare la maggioranza. E alla fine sono state accolte le richieste riguardo la presenza di tutti i gruppi consigliare nell’attività delle commissioni. A convincere la maggioranza, probabilmente, la ricca documentazione giuridica che la consigliera Marlene Rossetto del PNE ha esibito e che conferma il principio che tutti i gruppi devono poter partecipare alle commissioni.

 

In definitiva, la maggioranza ha scelto di porre mano a Statuto e Regolamento non per adeguarlo alle esigenze dell’ente Provincia nel 2011 e per arricchirlo di nuovi strumenti di democrazia, ma solo per esigenze numeriche di restringimento della partecipazione democratica all’attività del consiglio. Scontrandosi anche con quanto prevede la giurisprudenza in materia. Una delle tante occasioni perse. La Provincia di Treviso conferma la sua impostazione autoritaria, poco propensa alla discussione e al confronto, centralista e sbrigativa nel prendere le decisioni. Anziché mettere in piedi baracconi costosi come il piano strategico per far credere di essere aperti alla partecipazione e al dialogo, e fare poi quel che si vuole sul bilancio provinciale e sul piano opere pubbliche, con i nostri emendamenti era possibile cominciare davvero a rendere più democratica la vita agra delle istituzioni della Provincia di Treviso, con meccanismi collaudati da anni altrove e che non abbisognano di consulenti profumatamente pagati con i soldi dei cittadini.

 

battaglia sullo statuto in consiglio provincialeultima modifica: 2011-03-29T15:23:05+02:00da sdluca1
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