Se la UIL dà i numeri sulla Casta

E’ ripreso da qualche mese il discorso pubblico contro la casta, in una nuova fiammata di indignazione “popolare” ben pilotata dai media. Ma se la discussione è infarcita di grossolanità e di leggende metropolitane, è facile aspettarsi che non cambierà nulla, e che ancora una volta avrà vinto la logica del “cambiare tutto per non cambiare niente”.

Circolano stime fantasiose e dati sballati che servono ad alimentare scandalo e indignazione. Una grossa responsabilità ce l’ha la UIL, che ha messo in giro dei dati presi facilmente per buoni da giornali e commentatori. Sostiene la UIL in un suo documento ufficiale che in Italia i mantenuti dalla politica siano “un esercito formato da almeno un milione e 300mila persone”. Se fosse vero il dato della UIL, significherebbe che rispetto alla popolazione italiana maggiorenne vi sarebbe una persona che vive di politica ogni 38. Un dato incredibile, tanto incredibile che infatti non ci crediamo. Se applicassimo questa stima alla popolazione della Provincia di Treviso, sempre togliendo i residenti stranieri e i minorenni, vorrebbe dire che in Provincia di Treviso vi sarebbero circa 17.500 persone che campano grazie alla politica. Qualcuno può affermare che siaun dato realistico ?

Eppure la stima veniva ripresa, tra i tanti, in prima pagina sul Corriere della Sera l’editoriale di Piero Ostellino si apriva così: “Sono più di un milione e 300 mila le persone, in Italia, che vivono “di” politica, esattamente come la metalmeccanica lo è dei metalmeccanici e il giornalismo dei giornalisti”. E Ostellino affermava queste cifre non per chiedere la riduzione del loro numero, ma per dire che in sostanza il problema non è il numero ma cosa producono.

Il segretario della UIL, Angeletti, nell’ultima puntata di Ballarò (4 ottobre 2011) ridimensionava leggermente il dato, parlando di un milione di persone che campano di politica. Il dato serviva a proporre una politica economica diversa da quella del Governo, basata anche sul taglio a questo spreco. Ma se il dato è gonfiato, allora non sta in piedi la proposta di politica economica della UIL.

Nel 2004 Cesare Salvi e Massimo Villone, alloraparlamentari e esponenti della sinistra DS, scrissero il primo libro organico e documentato sui costi della politica: “il costo della democrazia”. La loro documentata stima portava a dire che “dalla politica trae il redddito – o integra il reddito – un esercito di quasi mezzo milione di persone”. Dove quell’aggiunta, “integra il reddito”, è fondamentale, perché un consigliere comunale di un piccolo comune che porta a casa 200 euro lordi all’anno non “campa di politica”, evidentemente.

I conti non sono poi impossibili da fare: in Italia ci sono 72 eurodeputati, 952 parlamentari (630 alla Camera, 322 al Senato), 1118 consiglieri regionali, circa 3000 consiglieri provinciali, 119.000 consiglieri comunali, qualche migliaio di consiglieri circoscrizionali e qualche migliaio di consiglieri di comunità montane (prima della riduzione delle circoscrizioni e della riduzione delle comunità montane erano sui 25.000 in tutto, oggi possiamo stimarli la metà). Va inoltre considerato che, a seguito della riduzione decisa con la finanziaria per il 2010, via via che si rinnovano i consigli provinciali e comunali vedono ridursi il numero di consiglieri del 20% ( ad eccezione dei comuni sopra il milione di abitanti). Dopo l’ultima manovra, addirittura nelle province che andranno al voto il numero dei consiglieri verrà dimezzato. E poi ci sono gli assessori, anch’essi soggetti a riduzione per province e comuni sotto il milione di abitanti. E qui vanno aggiunti 41.000 assessori regionali, provinciali e comunali. In tutto arriviamo a 176.000.

Ci sono poi da aggiungere i membri dei Cda delle società partecipate da Enti pubblici, stimate dalla UIL e da altri in 24.000 persone; e poi vengono messi nel computo anche i consulenti delle pubbliche amministrazioni, 318.000 calcolate dalla UIL. Sommando il tutto viene fuori un totale di 518.000 persone che percepiscono un reddito dalla politica. E siamo a quel mezzo di milione di persone che corrisponde grosso modo alla stima di Salvi e Villone.

La UIL aggiunge a questo dati altre 782.000 persone senza specificare come venga calcolato questo dato.

Ora, quando si parla della casta la questione dei numeri e della loro esattezza non è questione da poco. Lo scandalo della casta è infatti tutto basato su numeri. Se si danno numeri sbagliati o gonfiati, diventa meno credibile tutto il discorso contro gli sprechi della politica. E il sospetto è che in realtà si voglia aizzare un facile malcontento popolare contro l’intera classe politica, equiparando il senatore Gerardo D’Ambrosio al senatore Dell’Utri, per sviare l’attenzione pubblica da altre questioni: l’ingiusta distribuzione della ricchezza, la crescente disuguaglianza sociale tra i più ricchi e i più poveri, una manovra economica che redistribuisce all’incontrario la ricchezza togliendo ai pensionati e ai lavoratori e non toccando le grandi rendite e i grandi patrimoni, la lotta all’evasione fiscale.

Un discorso serio va fatto tenendo conto di alcune circostanze:

in un regime democratico, fondato sulla rappresentanza popolare, ci sono dei costi diretti dell’apparato politico maggiori che in una dittatura. Un dittatore può risparmiare il costo del parlamento, un podestà può fare a meno di un consiglio comunale. E’ vero che molti cittadini sostengono che il parlamento, i politici, i consigli comunali non servono a niente e devono tutti andare a casa, ma si tratta di un cambio di regime della Repubblica Italiana poco auspicabile. E poi bisognerebbe rifare il referendum monarchia/repubblica. C’è insomma un costo della democrazia che in realtà è il prezzo che paghiamo per il nostro essere un paese libero e uno stato di diritto.

Il nostro regime democratico è però continuamente minacciato e indebolito da un fenomeno che purtroppo abbiamo creato qui in Italia, così come negli anni ’20 il nostro paese inventò il fascismo: si tratta del berlusconismo. La degenerazione indotta da quell’intreccio perverso tra potere economico e mediatico rappresentato dal più grande conflitto di interesse di tutto il mondo occidentale, che ha inteso occupare il campo della politica e sottometterlo a logiche padronali, ci ha condotto ad avere una classe politica che fa assolutamente ribrezzo, perché deturpata da loschi figuri introdotti nella cerchia berlusconiana che hanno sempre anteposto interessi personali, propri e del proprio padrone, agli interessi collettivi. La tentazione di buttare il bambino (la rappresentanza democratica) con l’acqua sporca (il berlusconismo e la classe politica che ha prodotto) in questo caso è fortissima, eppure lo sforzo da portare avanti è sempre quello della distinzione, perché senza distinguere non c’è alcuna possibilità di comprendere e di prendere decisioni utili e sensate.

Se la UIL dà i numeri sulla Castaultima modifica: 2011-10-06T14:20:00+02:00da sdluca1
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