Né con Gobbo, né con Gentilini: la Padania non esiste e non è un sogno

 Il Presidente della Repubblica ha detto parole sagge e incontrovertibili riguardo alla cosiddetta “Padania”. Parole che dovrebbero essere del tutto ovvie se non vivessimo una realtà ai limiti dell’assurdo, dove un partito politico pensa di poter inventare dal nulla l’esistenza di un nuovo popolo e di una nuova nazione, e l’indulgenza interessata dei media e di gran parte delle istituzioni per anni e anni hanno mascherato l’incredibilità della situazione. Ha ragione Crozza: la Padania ha lo stesso livello di realtà di Narnia. O di Topolinia, o di Paperopoli.

  Pare che Gentilini si sia schierato con il Presidente, e per questo è stato duramente attaccato dai boss della Lega trevigiana, Gobbo e Stiffoni in testa, fino a ventilarne la cacciata dalla Lega. E in qualche misura lodato da esponenti del centrosinistra. Ma Gentilini non ha negato l’esistenza della Padania. Ha detto che è un sogno arrivare alla sua indipendenza, ma che non è all’ordine del giorno, perché la Lega non avrà mai il 51% dei voti. Qualcosa di simile ha affermato Giuseppe Covre, un leghista immeritatamente classificato come “eretico”, che ribadisce di sentirsi veneto e non padano ma che la Padania è un sogno che non va negato, e che Napolitano farebbe meglio a prendersela con la sua città e i suoi concittadini napoletani.

  Il sindaco di Verona, Tosi, ha detto che la Padania è solo una filosofia  e che bisogna guardare alle cose concrete come il federalismo e le riforme, ed è stato perciò severamente richiamato dal ministro Calderoli che gli ha ricordato l’articolo 1 dello statuto della Lega, per il quale la finalità del movimento è l’indipendenza della Padania. Ma Tosi ha anche dichiarato di sentirsi veronese, veneto, padano, italiano, europeo.

  Dalle varie reazioni dei leghisti emerge come tutti condividano l’esistenza di una entità chiamata “Padania”. La qual cosa è una emerita sciocchezza. Come ha detto pure il cardinal Bagnasco, correggendo un dirigente del porto di Genova che illustrava i flussi delle merci trasportate, esiste non la Padania ma “la Pianura Padana”.

  La Padania è una invenzione della Lega Nord, che nel 1995, dopo aver rotto con Berlusconi, si dedicò alla costruzione di una identità e di una tradizione del tutto artificiali. E così cominciarono i riti dell’ampolla dal Monviso a Venezia, con la festa dei popoli padani in Riva Degli Schiavoni, le associazioni padane, i matrimoni celtici, i partiti padani, con tanto di votazioni ai gazebo per eleggere il parlamento padano, la costituzione di un Governo Padano, con sede in un palazzo veneziano e Borghezio come ultimo capo del governo (il palazzo veneziano fu poi venduto nel 2004 per finanziare la scuola “Bosina” della moglie di Bossi a Varese, quella che poi la Lega ha finanziato un anno fa con 800.000 euro di soldi pubblici). Il caso di Adro, la scuola comunale riempita di simboli padani, dimostra come la Lega tenga a questa opera di indottrinamento e di costruzione artificiale di una identità padana. Nel 1996 la lega proclama la Dichiarazione di indipendenza della Padania, nel 1997 cambia la propria denominazione da Lega Nord – Italia federale a Lega Nord per l’Indipendenza della Padania. Poi nel 2000 la Lega inizia il lungo matrimonio politico con Berlusconi, del quale resta per 11 anni il più fedele alleato, e vira la linea politica prima sulla devolution e poi sul federalismo fiscale. Oggi riemerge la prospettiva di un recupero dell’indipendentismo per smarcarsi dal berlusconismo agonizzante.

  Dire “io sono padano” non dimostra che la Padania esiste, come sostiene il giornale leghista; significa dire “io sono un leghista che crede ciecamente alle invenzioni dei capi del mio partito”. Per questo i dirigenti leghisti difendono a spada tratta la ridicola tesi dell’esistenza della Padania, per difendere il proprio potere sull’immaginario collettivo dei propri militanti, la ragion d’essere della propria leadership.

  Le reazioni offensive contro Napolitano della base leghista, invitata ad esprimersi da Radio Padania e sul quotidiano verde, e che poi emergono nelle parole di personaggi di seconda fila del partito, come il consigliere regionale  Furlanetto che se la prende con l’ “anziano partenopeo”, dimostrano come Napolitano abbia colto nel segno. Dicendo che non esiste un popolo padano, Napolitano ha rivelato l’artificiosità della costruzione mitologica leghista. Dicendo che non esiste una via alla secessione, ha riportato alla realtà coloro che pensano di riesumare parole d’ordine indipendentiste per mascherare l’imbarazzante e lunghissimo legame con la cricca berlusconiana.

 Non ci sfuggono le articolazioni e le sfumature di posizioni interne alla Lega, ma non riconosciamo né a una parte né all’altra la patente di “rappresentante del popolo” e altre carinerie. Sognatori o filosofi che si definiscano, sono pur sempre padani di nome e berlusconiani di fatto. Per rompere con il berlusconismo ci vuole ben altro che una dichiarazione.

Né con Gobbo, né con Gentilini: la Padania non esiste e non è un sognoultima modifica: 2011-10-07T15:18:00+02:00da sdluca1
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