Salutiamo il poeta di Pieve di Soligo e del Mondo

zanzotto_sorgente.jpgSalutiamo il grande poeta Zanzotto, con riconoscenza per quanto ha rappresentato per la nostra provincia e per tutta la cultura italiana e con il rammarico di non poter più ascoltare la sua voce di letterato e di amante appassionato della nostra terra, impegnato nel difendere il paesaggio naturale e umano del Veneto e della Marca Trevigiana dalle strettoie di un “progresso scorsoio” nel quale soffoca la vocazione più antica e autentica delle nostre terre.
Zanzotto aveva denunciato per tempo la degenerazione del turbo capitalismo nella finanziarizzazione estrema, l’aggressione al paesaggio veneto che diventa perciò stesso destabilizzazione culturale e mentale, il carattere artificiale delle mitologie politiche sulla superiorità etnica dei veneti.
Riconosciamo nella figura di Zanzotto una delle massime espressioni della cultura italiana ed europea, e ad un tempo della cultura trevigiana. Il locale conciliato col globale, il radicamento autentico contro lo spaesamento frutto di una massificazione pubblicitaria e ideologica che desertifica i territori proprio quando più dice di esserne espressione.
Per noi la figura di Zanzotto, le sue idee, la sua arte, e le sue battaglie, resteranno nel novero delle cose più belle e più utili da portare nel futuro, del Veneto e del mondo.

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“C’è un grande marasma, una disperazione confusa, che poteva essere intuita già nei primi anni Novanta con il fluttuare del voto dalla DC alla Lega. La quale Lega (che qui era poi la Liga, nata prima e con caratteri suoi propri) aveva anche alcune ragioni, al suo esordio, mentre più tardi si è spappolato tutto e il corpo sociale mostra ormai segni di putrefazione. Dilagano bassi sentimenti e domina un capitalismo brado che coincide con “benessere” ed egoismi che, data la fortissima slogatura culturale prodottasi nel Nordest, inducono a bislacche nostalgie e approssimazioni mitologiche. Tutte fondate su fantasmi”

“L’aspetto più urtante, almeno visualmente, di come è cambiato il Veneto è proprio l’aggressione al paesaggio. Alla scomparsa del mondo agricolo ha corrisposto una proliferazione edilizia inconsulta e causale, che ha dato luogo a una specie di città-giardino (ma sempre meno giardino e sempre più periferia di città), con un’erosione anche fisica del territorio attraverso diverse forme di degradazione macroscopica dell’ambiente. Ora, tutta questa bruttezza che sembra quasi calata dall’esterno sopra un paesaggio particolarmente delicato, “sottile” sia nella sua parte più selvatica come le Dolomiti, sia in quella più pettinata dall’agricoltura, non può non creare devastazioni nell’ambito sociologico e psicologico. Vibere in mezzo alla bruttezza non può non intaccare un certo tipo di sensibilità, ricca e vibrante, che ha caratterizzato la tradizione veneta, alimentando impensabili fenomeni regressivi al limite del disagio mentale. Per esempio, aggressività, umori rancorosi, intolleranze e spietatezze mai viste, secondo la logica di sbrogliare la crisi sociale – che si fa sempre più acuta – etnicizzandola. E così è successo perché, in realtà, quell’orrenda proliferazione è scaturita appunto dall’affievolirsi di antiche virtù”

Andrea Zanzotto

Salutiamo il poeta di Pieve di Soligo e del Mondoultima modifica: 2011-10-18T18:45:45+02:00da sdluca1
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