Democrazia debole

Giorgio Napolitano ieri ha difeso per la ennesima volta il proprio operato e la propria decisione di far nascere il governo Monti. Lo ha fatto ammettendo il carattere straordinario della procedura, ma difendendone la costituzionalità e rifiutando le tesi di quanti sostengono che si sia di fronte ad una sospensione della democrazia.

Il Presidente della Repubblica ha probabilmente delle ragioni quando sostiene che siano state formalmente rispettate le procedure e la prassi costituzionali, anche se stressate ai limiti, ma certamente il Presidente ha presente la distinzione tra democrazia formale e democrazia sostanziale. La democrazia si identifica con il rispetto di una serie di procedure formali, o si identifica con l’idea di partecipazione popolare alle scelte fondamentali della comunità e con alcuni contenuti di eguaglianza e di giustizia ? Lungo questa distinzione la sinistra si è da sempre posizionata verso la democrazia sostanziale. Anche con eccessi tragici, quando il comunismo reale ha inteso contrapporre alle democrazie borghesi, basate su procedure che in realtà mantengono inalterati i rapporti di classe, le democrazie popolari, dove il partito unico si fa interprete delle esigenze del popolo. A destra invece le dittature autoritarie hanno saputo anche mantenere dei simulacri democratici, svuotati di qualsiasi significato. E il berlusconismo cos’è se non un tentativo autoritario, portato avanti con le armi del conflitto di interesse, che invoca le procedure democratiche, in primis le elezioni, ma private della loro sostanza, cioè la possibilità di decidere liberamente in base a un sistema informativo terzo tra le parti e non strumento di una delle parti ? Bisogna dunque che vi sia il giusto equilibrio tra le due componenti della democrazia, tra forma e sostanza. Il rispetto delle forme è necessario ma non sufficiente.

 Nel caso della nascita del governo Monti non si può dire che emerga una rilevante sostanza democratica. Il nome di Monti nasce dalle élites del paese, non deriva da nessun tipo di processo partecipativo. Viene fortemente sponsorizzato dal Presidente della Repubblica, che prima ottiene da Berlusconi l’impegno alla dimissioni, nomina Monti a senatore a vita e poi gli conferisce l’incarico. La scelta di Monti è evidentemente condizionata dalla situazione europea, dalla preferenze degli stati dominanti, Francia e Germania, dalle aspettative dei famosi “mercati”, cioè gli investitori più o meno speculativi. Nella composizione del Governo è chiaro che alcune scelte sono delle precise assicurazioni nei confronti di alcuni poteri forti: il sistema bancario e finanziario ovviamente, la Chiesa Cattolica, l’alleato atlantico.

 La manovra del Governo ha ricompattato le tre grandi confederazioni sindacali in un giudizio fortemente negativo sulle scelte economiche fondamentali, e ha invece soddisfatto le aspettative di Confindustria. Le misure su milioni di pensionati sono passate, quelle che riguardavano i farmacisti sono state rinviate. E ora si additano come privilegiati i lavoratori dipendenti colpevoli di avere un contratto a tempo indeterminato.

In definitiva, un governo espressione politica dei poteri forti coalizzati impone una manovra pesante alle grandi masse popolari del paese, e archivia la concertazione come metodo per prendere decisioni condivise e garantire la coesione sociale.

 L’esigenza del consenso, tipica di tutte le democrazie occidentali, viene sbeffeggiata come bizzarra e dannosa preoccupazione dei partiti, anziché venir considerata come l’elemento fondamentale e distintivo di un regime democratico.

Non siamo ad una assenza di democrazia come ringhia Calderoli rimpiangendo Berlusconi, o alla morte della democrazie evocata dal divertente Scilipoti, ma siamo certamente di fronte ad una democrazia nel senso più debole del termine.

Democrazia deboleultima modifica: 2011-12-22T00:50:43+01:00da sdluca1
Reposta per primo quest’articolo