controlli sulle cave: la Regione centellina le risorse alle province

Tra i compiti della Provincia, fino a quando le sarà concesso di poter continuare a svolgerli, rientra anche il controllo sulle attività di cava. L’autorizzazione ad aprire, o ad ampliare, un cava, viene rilasciata dalla Regione, ma in capo alla Provinca stanno i controlli per verificare se rispetto ai volumi autorizzati le aziende cavatrici rispettano i limiti. Secondo la legge regionale del 1982, che non è stata ancora rinnovata, i soldi che la Provincia incassa per le sanzioni che impone ai cavatori trasgressori vengono dati alla Regione che poi ne riversa la metà alla Provincia stessa per coprire le spese dell’attività di controllo.
Il 29 dicembre scorso la Giunta Regionale ha deliberato di riversare alla Provincia di Treviso 117.271,05 euro. Non si tratta, come si potrebbe pensare, della metà delle sanzioni incassate dalla Provincia nel corso dell’anno. Ma del saldo di quanto dovuto alla Provincia di Treviso per le sanzioni incassate negli anni dal 2001 al 2005, dopo alcuni acconti erogati nel 2008, nel 2009, nel 2010. Un ritardo pauroso, del tutto ingiustificabile, che ancora una volta certifica di un atteggiamento della Regione Veneto particolarmente centralistico e perciò ostile nei confronti delle Province. E dal punto di vista ambientale, questo comportamento della Regione ha fatto sì che, anziché premiare l’attività di controllo delle Provincie riconsegnandoli prontamente le risorse da sanzioni affinché si potesse potenziare l’attività di controllo, che non è per nulla semplice in questo settore, si siano utilizzate le Province come semplici esattori del minimo dovuto.
Speriamo che d’ora in poi la musica cambi e, salvo una sparizione delle Province che renderà molto incerto il futuro dell’attività di controllo sulle escavazioni, ci possa essere una maggiore collaborazione tra Enti per garantire il rispetto delle autorizzazioni e delle normative che regolano l’attività dei cavatori.