fuori dalla propaganda, un Consiglio Europeo deludente

Cosa ha partorito il Consiglio Europeo contro lo strapotere della speculazione finanziaria, il proliferare dei titoli derivati (che hanno ripreso a crescere vertiginosamente) che surclassano per volume il Pil mondiale, i paradisi degli evasori chiamati “paradisi fiscali” ? Nulla. Cosa ha prodotto il Consiglio Europeo per rimettere al centro l’economia reale rispetto alla potenza della finanza, che come è noto non è innocente rispetto all’innesco americano della crisi che oggi investe l’Europa ? altrettanto niente. Quali provvedimenti per contrastare la disoccupazione, arrivata all’11% a livello europeo ? una incerta promessa di poche risorse per la crescita. Quale sarebbe la grande vittoria del SuperMario capo del governo ? un meccanismo finanziario per far comprare sul mercato secondario i titoli di stato della Spagna ed eventualmente dell’Italia da un fondo anticrisi. Obiettivo: diminuire lo spread dopo che la Banca Europea, che aveva fatto abbassare lo spread italiano dopo l’insediamento di Monti comprando i nostri titoli, ha smesso di farlo. Lo stesso Monti, parlando al Parlamento, aveva posto altri obiettivi al vertice, tra i quali la decisione di avviare in futuro i famosi Eurobonds, cosa che non è avvenuta.

 Parlando alla Camera, in vista del Consiglio Europeo del 28 giugno, il 13 giugno scorso Mario Monti affermava: “Ebbene, l’argomento che abbiamo sviluppato era il seguente: se nel Consiglio europeo del 28 giugno (meglio sarebbe stato prima, ma almeno in quello del 28 giugno) vi sarà un credibile pacchetto di decisioni europee sulla crescita, e i temi li sapete: maggiore ruolo ammesso per seri investimenti pubblici – che non occorre sia introdotto attraverso modifiche del trattato, implausibili in questa fase, ma attraverso un esplicito riconoscimento da parte della Commissione europea, in sede di applicazione del trattato, che certi investimenti pubblici saranno visti con favore -, se vi saranno passi dichiarati e tempificati verso la costruzione di eurobonds o stability bonds redemption funds, che di nuovo non possiamo pensare che siano operativi quest’anno, ma che non vengano estromessi dal tavolo e che siano cantieri su cui si costruisce abbastanza rapidamente, con tutti questi se, se quindi si recepisce una prospettiva di sviluppo, allora – è stato il nostro argomento – lo spread italiano diminuirà. Perché? Perché lo spread italiano è ancora così alto (oggi siamo a 465 credo, mentre parliamo) perché il debito pubblico italiano è molto alto, e lì per un po’ di tempo, via via che scenderà, resterà molto alto. L’Italia è apprezzata per quello che ha fatto sulle nuove decisioni, ma si tirerà dietro quel debito per lungo tempo. Ma soprattutto  quello che preoccupa anche i mercati finanziari ed anche le agenzie di rating è la scarsa crescita, che è quello che preoccupa tutti noi socialmente e politicamente. Se verranno misure per una maggiore crescita, allora gli stessi mercati finanziari riterranno più sostenibile la finanza pubblica italiana, pagheremo uno spread inferiore, i tassi di interesse scenderanno e le imprese saranno più facilitate anziché penalizzate negli investimenti. Quindi questo già metterà più al riparo dal contagio.”

Il Presidente del Consiglio attribuiva dunque un ruolo centrale alla questione della crescita, e poneva questo come obiettivo da realizzare nel Consiglio Europeo. La condizione che ha reso possibile porre questa come priorità è il cambio di segno alla guida della Francia. Infatti è Hollande che ha posto come priorità la questione crescita e su questo obiettivo si è incontrato, da solo, con la cancelliera Merkel alla vigilia del vertice europeo. Ottenendo il promesso investimento di 120 miliardi di euro, la cui efficacia è tutta da dimostrare, e in cambio assicurando la ratifica francese del Fiscal Compact senza modifiche. Se dunque si vuol trovare un vincitore dell’ultimo Consiglio Europeo, è un po’ difficile vedere in Monti il grande trionfatore. Fuori dall’Italia e dal coro giulivo dei mass media nostrani, si riconosce come oggi i due leader che interpretano impostazioni diverse sulla politica economica europea sono la cancelliera tedesca e il presidente francese. L’Italia ha fatto asse con la Spagna per ottenere un provvedimento che serviva a loro e alle loro difficoltà, ma che non intacca l’impostazione fondamentale, che resta quella dell’austerità e della sottomissione allo strapotere dei mercati. E sul cui funzionamento, non ancora perfezionato nei dettagli, molti dubitano. Quello che invece Monti sosteneva nel suo intervento in Parlamento è che solo misure per la crescita potranno portare alla diminuzione dello spread. E il provvedimento sulla crescita partorito dal Consiglio Europeo è quello concordato nell’incontro di pochi giorni prima a Roma tra Monti, Merkel, Hollande e Rajoy. Quello stesso accordo sul quale Monti ha minacciato di porre il veto dell’Italia, se non si discuteva di quelli che ama chiamare firewalls antispread. Allora non ci sembra eccessivamente maligno pensare che, con la ben dissimulata ma ormai evidente tendenza propagandistica e auto esaltatoria che lo contraddistingue, il nostro Supermario abbia voluto inscenare uno show, come lo ha chiamato El Pais, per dare ad intendere di aver fatto goal. Nell’incontro quadrilaterale di Roma si era anche convenuto di procedere alla tassazione delle transazioni finanziarie, una sorta di Tobin Tax. Dal vertice non è uscita nessuna decisione, se non la seguente: “Come rilevato nella sessione del Consiglio del 22 giugno 2012, la proposta relativa a una tassa sulle transazioni finanziarie non sarà adottata dal Consiglio entro un periodo ragionevole. Vari Stati membri chiederanno pertanto una cooperazione rafforzata in questo settore, affinché tale proposta sia adottata entro dicembre 2012”. Vale a dire che l’obiettivo è di farla senza la Gran Bretagna, notoriamente contraria ad ogni tassazione che possa infastidire la City, ma non prima di fine anno.

In definitiva, dal Consiglio Europeo non è arrivata nessuna inversione di tendenza, ma lievi correzioni, rispetto all’impostazione neoliberista che vede nei mercati i giudici supremi ai quali sottoporsi, e nel welfare europeo, diritti dei lavoratori compresi, l’ostacolo alle politiche di bilancio necessarie a soddisfare i supremi e voraci giudici.

fuori dalla propaganda, un Consiglio Europeo deludenteultima modifica: 2012-07-06T11:36:18+02:00da sdluca1
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