Non è la Francia

Il 20 luglio in Italia Monti dichiarava che non è inteschema isf.jpgnzione del governo mettere la tassa patrimoniale. In Francia, dove esiste da anni, dopo una intera notte di battaglia parlamentare dentro l’Assemblée Nationale, la maggioranza di sinistra, dando seguito alle promesse elettorali di Hollande, approvava un inasprimento della patrimoniale, dopo che Sarkozy l’aveva alleggerita. Con la motivazione di chiedere anzitutto ai più ricchi di partecipare alla messa in sicurezza dei conti pubblici.

In Francia la patrimoniale ha il bellissimo nome di impôt de solidarité sur la fortune.

L’Assemblea nazionale ha inoltre deliberato il raddoppio della tassa sulle transazioni finanziarie, con la seguente motivazione: “il settore finanziario ha beneficiato dopo la crisi del 2008 di un importante sostegno dagli Stati. E’ giusto che il settore finanziario apporti il suo contributo allo sforzo collettivo di raddrizzamento delle finanze pubbliche, dato che la crisi è in parte il frutto del disfunzionamento dei mercati finanziari”

E ha eliminato le agevolazioni fiscali previste da Sarkozy sul lavoro straordinario (che in Francia è quello eccedente le 35 ore settimanali), come richiesto da tutti i sindacati, visto che il problema oggi è quello della disoccupazione, per le imprese superiori ai 20 dipendenti e a partire dal 1 settembre 2012. Le agevolazioni comportavano un costo per le casse pubbliche di 4,9 miliardi all’anno. La loro parziale abolizione farà risparmiare allo Stato francese 3 miliardi di euro all’anno.

Il voto si è svolto alle 5,40 del mattino dopo una intera notte di feroce confronto con i partiti della destra. Siamo di fronte alla messa in pratica, dunque, del programma presentato dal partito socialista e dal presidente Hollande, dopo le elezioni presidenziali e politiche che hanno visto confrontarsi programmi alternativi, e la netta vittoria della sinistra in entrambe le competizioni. Dovrebbe essere la normalità, in una democrazia occidentale, ed invece in Italia questa prospettiva è vissuta come un incubo da molti. A cominciare dal premier Monti, che attribuisce all’incertezza su chi verrà dopo di lui il risalire dello spread fino a 500 punti. Evidentemente, data la crisi del centrodestra, quello che in realtà preoccupa Monti e i suoi esagitati fans, è la prospettiva che l’Italia faccia come la Francia, e ci possa essere un centrosinistra con un programma alternativo all’attuale impostazione conservatrice. D’ora in avanti si moltiplicheranno i tentativi di boicottare il ritorno del nostro paese nell’ambito della normalità democratica.

 

Non è la Franciaultima modifica: 2012-07-21T11:09:00+02:00da sdluca1
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