tagliare gli sprechi, non la democrazia

La faccenda del capogruppo del PDL in Regione Lafranco.fiorito.3.pngzio, Franco Fiorito, che con i soldi che il Consiglio Regionale destinava all’attività del suo gruppo avrebbe aperto diversi conti correnti per le sue spese, acquistato un Suv della BMW e una smart, fatto vacanze in costosissimi resort in Costa Smeralda, sta accendendo per un attimo l’attenzione dei media sulle spese delle Regioni Italiane.

I consiglieri regionali, salve le differenze tra regione e regione che sono enormi (la Regione che costa meno in rapporto agli abitanti è secondo il Sole24Ore la Puglia), spesso non sono da meno dei parlamentari quanto a prebende ed altro. Di Pietro lancia un referendum per abolire la diaria dei parlamentari, dopo che nei mesi scorsi i cittadini avevano fatto la fila nei comuni per sottoscrivere una analoga proposta di referendum lanciata per scopo autopromozionale da un micropartito postdemocristiano. Poi si scopre che in Basilicata i consiglieri ricevono una diaria superiore a quella dei parlamentari, nonostante le ridotte dimensioni della regione sannitica non facciano pensare a grosse necessità economiche per raggiungere la sede del Consiglio Regionale. E oggi la Polverini si lamenta del fatto che i suoi assessori “guadagnano 8.700 euro netti e non circa 16.000 come i consiglieri regionali”.

La Polverini, che deve tutto il suo successo alle apparizioni televisive nel talk show del PD, ha fatto anche una bella performance in Consiglio dimostrandosi scandalizzata, ma è lei che ha esteso il diritto al vitalizio ai suoi assessori che non siano anche consiglieri regionali. Per dare un contentino agli esponenti del PDL, che non era riuscito a presentare regolarmente la lista per il consiglio regionale.

Questa attenzione alle spese regionali arriva però troppo tardi. La vera casta ha già trovato i capri espiatori verso i quali direzionare il malcontento popolare, e con la scusa dei costi della politica ha tagliato il numero dei consiglieri comunali. Cioè degli amministratori volontari, che spesso di rimettono e non ci guadagnano dal loro impegno amministrativo. Accade così che ormai da anni (legge 191/2009), ad ogni rinnovo di consiglio comunale i consiglieri diminuiscano del 20%. Piccoli comuni, nei quali un consigliere costa al massimo 200 euro all’anno, si ritrovano con un consiglio bonsai di 7 consiglieri, 5 alla maggioranza e ben 2 alle opposizioni. Una condizione del genere serve solo a rinsecchire il dibattito pubblico nei comuni, a restringere il campo dei decisori e di chi conosce i meccanismi di spesa dei soldi pubblici, ad allontanare i cittadini anche dai municipi. Ovviamente, il Parlamento ha poi approvato una deroga: non si applica il taglio nei grandi comuni, come Milano, Napoli, Roma, dove un consigliere può campare del proprio compenso. E la stessa logica sovraintende al taglio dei consigli provinciali, additati da anni come luogo dello spreco mentre i Fiorito gozzovigliavano allegramente con i fondi del gruppo regionale.

Il centrosinistra dovrebbe mettere in programma una revisione di questi finti tagli ai costi della politica e provvedere a tagli autentici. Nei piccoli e medi comuni i consiglieri potrebbero anche farlo gratis, tanto il gettone di presenza ha un costo quasi simbolico, ma dovrebbero essere aumentati, perché la partecipazione autentica e la democrazia si fanno solo con persone in carne ed ossa che conoscono, discutono e votano, e non esiste marchingegno telematico che possa sostituire questa bella invenzione della nostra civiltà.

tagliare gli sprechi, non la democraziaultima modifica: 2012-09-19T11:28:23+02:00da sdluca1
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