modifica legge elettorale: solo una squallida partita politica

 Modificare la legge elettorale pochi mesi prima del voto, con tanto di recenti risultati amministrativi e aggiornatissimi sondaggi elettorali alla mano, evidentemente non serve tanto a dare al paese la legge elettorale migliore, comunque si voglia intendere per “migliore”, quanto a predefinire la composizione del prossimo parlamento lasciando quanto meno spazio possibile alla scelta degli elelezioni_97571 (1).jpgettori.

L’insistenza con la quale da più parti si invoca una modifica della legge elettorale non fa pensare tanto ad una disinteressata voglia di avanzamento del nostro sistema politico quanto ad un tentativo di costruire le condizioni di gioco favorevoli ad uno o all’altro disegno politico.

La cosa è tanto più evidente e manifesta in quanto il tavolo che dovrebbe mettersi d’accordo sulle nuove regole del gioco elettorale comprende solo alcuni dei protagonisti del gioco, quelli che attualmente compongono la maggioranza di governo. Nessuno ha finora spiegato perché quella debba essere la maggioranza che fa le regole e perché invece non si ricerchi un accordo più vasto, come sarebbe evidentemente corretto quando si cambiano le regole del gioco a gioco praticamente già iniziato.

I referendum abrogativi del porcellum che l’anno scorso raccolsero oltre un milione di firme, e vennero purtroppo dichiarati non ammissibili, rappresentavano l’occasione perfetta per dare soluzione al problema creato dalla famigerata legge elettorale porcellum. L’idea era quella di tornare alla legge precedente, non certo priva di difetti ma che aveva introdotto nel nostro paese l’alternanza di governo e sedimentato nel corpo elettorale una cultura bipolare, centrodestra contro centrosinistra, che fino ad allora non esisteva.

Ora, dentro oscure stanze di trattativa tra gli emissari di Bersani, Alfano e Casini, si stabilisce di fatto buona parte della storia futura del nostro paese, al riparo da qualsiasi confronto democratico e con una legittimità più formale che sostanziale.

Sarebbe corretto che la legge elettorale venisse messa in Costituzione: in questo modo non sarebbe oggetto di manipolazione ad ogni votazione da parte di chi vuole piegare le regole ai propri interessi, ma solo una maggioranza qualificata, ed eventualmente un referendum confermativo, consentirebbero la modifica della legge. O perlomeno che si fissasse per legge la non modificabilità della legge elettorale almeno un anno prima della scadenza elettorale.

Trattandosi invece, ad oggi, di una legge ordinaria, approvabile a maggioranza semplice, la questione della legge elettorale è diventata una questione politica. I sostenitori di Monti, che vorrebbero un governo di Monti o à la Monti anche nei prossimi anni, sostengono leggi elettorali che non consentano la formazione di una maggioranza di governo definita attraverso il voto, e quindi un sistema proporzionale con sbarramento e un piccolo premio al primo partito, come nel modello greco, che costringa poi i partiti a fare degli accordi successivi al voto per creare una maggioranza in parlamento. Con un esito del voto privo di vincitori ci sarebbero tutte le condizioni per rifare un governo di larghe intese, e magari richiamare il salvatore della patria Monti Mario. A questo disegno si oppone Bersani, che aspira legittimamente a fare il primo ministro di un governo di centrosinistra, e quindi sostiene una legge elettorale con un premio di maggioranza alla coalizione che consenta al centrosinistra di avere i voti per governare da solo in Parlamento. Anche se Bersani assicura che dopo il voto chiederebbe comunque l’appoggio al governo anche all’UDC. Ma anche nel suo partito sono in molti ad auspicare invece un esito diverso, sia per sostenere l’ipotesi Monti, sia per far fuori Bersani, sia per boicottare le primarie e la coalizione con SEL, considerata come eccessivamente spostata a sinistra (sic). Non sono solo la destra del partito, gli Enrico Letta e i liberal, o i popolari del PD a sostenere tale ipotesi, ma anche negli ambienti più a sinistra del PD si preferirebbe un premio al solo partito di maggioranza, con l’intenzione di costringere SEL a farsi annettere dentro le liste del PD e spostare perciò gli equilibri di quel partito più a sinistra. A dare una man forte molto pesante a Bersani è intervenuto Prodi, avvertendo che tornando indietro al proporzionale sarebbe privo di senso anche fare le primarie. Domani la commissione affari costituzionali del Senato riprenderà l’esame della legge elettorale, e da lì si comincerà a capire come potrà andare a finire questa squallida partita politica, che non ha assolutamente niente a che fare con la volontà di miglioramento della democrazia italiana.

modifica legge elettorale: solo una squallida partita politicaultima modifica: 2012-09-24T21:34:14+02:00da sdluca1
Reposta per primo quest’articolo