Rotonda in Zona Industriale: a tre anni dall’accordo, sarà la volta buona che si inizia ?

ine e decine di provvedimenti, tra i quali anche l’accordo di programma che regolava chi fa cosa sulla viabilità del Menarè. Ad oggi nessuna opera è ancora partita. Quell’accordo serviva in realtà a consentire la realizzazione di un centro commerciale sull’area dell’ex scuola per l’agricoltura, in deroga alla pianificazione urbanistica comunale e provinciale, e ad oggi è l’unico accordo di questo genere in tutta la provincia. Abbiamo da subito sostenuto che l’accordo privilegiava gli interessi dei privati su quello del pubblico, e che l’operazione avrebbe ritardato di anni la realizzazione di opere pubbliche importanti e urgenti, come la sistemazione dell’accesso alla Zona Industriale. L’accordo prevedeva infatti che le opere pubbliche fossero subordinate alla realizzazione del centro commerciale privato. Siamo stati facili profeti: se gli Enti Pubblici avessero fatto il loro mestiere anziché privilegiare gli interessi dei privati, avremmo già da tempo messo in sicurezza l’incrocio di accesso alla Zona Industriale. Non sta scritto da nessuna parte che, per avere la rotatoria su un incrocio pericoloso, la collettività debba subire un nuovo consumo di suolo agricolo per il sorgere dell’ennesimo centro commerciale. Speriamo che questa sia finalmente la volta buona per l’avvio dei lavori della rotonda, ma anche se così fosse non può essere nascosta la totale inefficienza della gestione amministrativa dell’operazione Oggi vediamo come l’abbattimento ulteriore di platani stia lasciando il posto non ancora alla rotatoria per l’accesso in zona industriale, ma alla nuova rotatoria che serve esclusivamente all’accesso al costruendo centro commerciale. Una rotonda del tutto inutile che parte prima dell’unica opera pubblica urgente sul Menarè: quella rotonda per la Zona Industriale attesa da anni la quale, se finalmente arriverà, sarà a prezzo di un nuovo centro commerciale di cui nessuno sente la necessità, e di anni di tempo buttato. Un gestione del tutto scellerata del territorio e delle risorse pubbliche, quella dell’accordo sul Menarè, pagata anche dai poveri platani, la più parte dei quali abbattuti per non nascondere alla vista la bellezza impagabile del novello centro per gli acquisti.