Primo Maggio contro le disperazioni

Giuseppe Burgarella, lavoratore edile disoccupato, si è suicidato lo scorso 3 febbraio, in provincia di Trapani, impiccato, con a fianco una copia della Costituzione, come gesto estremo di protesta, all’insegna dell’art.1 tradito.quartost.jpg

Luigi Preiti, lavoratore edile disoccupato, a 46 anni torna al paese del sud da cui era partito negli anni novanta per il Piemonte. Il 28 aprile va a Roma per sparare ai politici, ferisce due carabinieri e una passante.

Due storie di lavoro, due storie del sud, due storie della crisi, ma soprattutto due storie sbagliate.

Affrontare la crisi senza speranza, in solitudine, non credendo e non trovando solidarietà collettive, movimenti reali di cambiamento, organizzazioni che alimentino una speranza, conduce a scelte estreme e dannose. Contro di sé e contro gli altri.

E’ il Primo Maggio, festa del Lavoro, e il grande assente oggi è proprio il lavoro. Non è colpa del Destino, non è colpa de “i politici”, non esiste una fatale Necessità che porta la crisi, fa perdere il lavoro, e poi rende inevitabile il governo Monti e indispensabile il governissimo Letta-Alfano. Sono scelte precise, sono interessi fortissimi, sono poteri reali, che guidano gli eventi e lavorano perché si perpetui il dominio dei pochi sui molti, perché tutto possa cambiare tranne i veri rapporti di forza e di potere all’interno della società. Trovano sempre degli utili idioti, i veri potenti, che si accaniscono su quisquilie laterali e non colgono i meccanismi reali da mettere in discussione. Trovano i qualunquisti, che confondono le acque intorbidendo tutto e tutti e alimentando passività rassegnate o attivismi vacui quando non estremi. E quando intendono che davvero si apre una possibilità di cambiamento e si affacciano protagonisti convinti di attuarlo, sanno prendere le contromisure necessarie.

Un’ondata di gelo è calata sulle speranze che si erano aperte, che fosse l’ora di una svolta, di rimettere il lavoro al centro per davvero e non solo nell’evocazione retorica di rito. Di rimettere in discussione l’austerità che si nutre di tagli al welfare, di riduzione di stipendi e pensioni, di abbassamento dei diritti dei lavoratori. Ma il Primo Maggio è festa di speranza: da quando gli operai scioperarono per chiedere le otto ore lavorative, eravamo a fine ‘800, sono passati decenni prima che questo diventasse realtà. Ma senza la spinta continua del movimento operaio oggi non saremmo arrivati dove siamo; per questo il Primo Maggio è sempre una festa di lotta collettiva, contro le disperazioni e contro i conservatori di ieri, di oggi e di domani.

 

Primo Maggio contro le disperazioniultima modifica: 2013-05-01T00:54:24+02:00da sdluca1
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