Caro Merlo, meno conformismo sulle province

 Caro Francesco Merlo, in merito alla sentenza della Corte Costituzionale che ha cassato la riforma delle Province del Governo Monti, lei ha scritto su Repubblica che: “la Consulta non può certo ignorare che tenendo in vita la Provincia ha offerto il suo scudo stellare al peggiore simbolo, non solo sul piano istituzionale, dell’arretratezza italiana, alla casta e all’odioso ceto politico che non vuole accettare per sé i sacrifici che impone a tutti gli altri cittadini.” E quindi nel suo articolo argomenta che, anche se la forma era sbagliata, nella sostanza la riforma era giusta e quindi la Corte doveva dare il via libera. Mi permetto di far osservare che questo modo di intendere l’attività giuridica mi pare lontano anni luce dallo stato di diritto. In fondo è quanto ha sostenuto da sempre il fronte berlusconiano: a fronte del consenso popolare travolgente di Silvio, è solo cattiveria e livore politico quello di chi invoca il rispetto di leggi e regole.

Vorrei poi far osservare che la materia delle riforme istituzionali non è una piccola questioncina da sbrigare frettolosamente. Quando parliamo delle Province parliamo della gestione di scuole, strade, discariche, fiumi, territorio, protezione civile. Parliamo della gestione dei rifiuti, parliamo della sicurezza delle scuole superiori, parliamo di frane, alluvioni, cementificazione del territorio e come prevenirle e curarle. So che tutto questo interessa poco al mondo dell’informazione politica, ma se la politica non si occupa di questo e si limita al giochetto delle dichiarazioni e controdichiarazioni allora è meglio che venga cancellata del tutto. A me pare che, invece, l’informazione mainstream si appassioni esclusivamente alle dichiarazioni raccolte perlopiù a latere di iniziative delle quali non si deve saper nulla, per commentare quello che i giornalisti stessi reputano sia da commentare: il più delle volte in un rimbalzo di dichiarazioni e controdichiarazioni e commenti alle dichiarazioni che ha abbondamente estenuato e sfinito gli italiani, ottenendo il solo risultato di rappresentare l’attività politica come un chiacchiericcio sterile e inconcludente.

In un simile disastro informativo è del tutto naturale che la campagna di odio del tutto strumentale nei confronti dell’ente Provincia trovi terreno fertile, e che dal mondo dell’informazione nessuno si interroghi seriamente su cosa fanno le province, sul perché esistano in varie forme in tutti paesi avanzati, su quali differenze di trattamento economico vi siano tra i dipendenti regionali e i dipendenti provinciali e comunali, su quanta differenza vi sia tra il trattamento economico di un amministratore provinciale e di uno regionale o nazionale. Se si facesse quest’ultima verifica, tra l’altro, si comprenderebbe l’accanimento con il quale i governi di turno si applicano alla distruzione delle province: una manovra diversiva bella e buona, l’indicazione di un capro espiatorio da offrire alla pubblica opinione e alla compiacente informazione per far vedere di voler combattere i costi della “casta”, quando in realtà si colpiscono i fatto i cittadini peggiorando i servizi e l’efficienza generale della macchina amministrativa statale. Dispiace che a questa bieca operazione si prestino commentatori altrimenti degni di lode. Un fenomeno che probabilmente va annoverato tra le conseguenze di una atavica propensione al servilismo verso il potere e alla coazione al conformismo di gran parte della nostra casta giornalistica.

Caro Merlo, meno conformismo sulle provinceultima modifica: 2013-07-08T17:12:16+02:00da sdluca1
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