Si sposta a settembre la battaglia contro gli stravolgimenti della Costituzione

 Il Governo ha rinviato dal 1 agosto al 6 settembre la discussione del disegno di legge per la costituzione del comitato per le riforme costituzionali, atto di inizio della riscrittura della Costituzione che la maggioranza vorrebbe fare in 18 mesi. E’ una buona notizia, che fa seguito alle proteste dei grillini e alla proposta di spostamento avanzata da SEL.  Dopo le mozioni approvate a fine maggio dalla maggioranza, ora Pd e Pdl vorrebbero infatti approvare il disegno di legge costituzionale del governo che prevede un percorso di riforma della Costituzione diverso da quello previsto dall’art. 138 della Costituzione. Si vuole costituire un comitato, composto da 20 deputati e 20 senatori, espressioni delle commissioni affari costituzionali di Camera e Senato e presieduto dai due presidenti delle commissioni medesime,

images?q=tbn:ANd9GcSurCdvKVVN_qorF9CHShdQkSrxWRLnwqdTBJXSAZ9wsH2jItPv9A dunque un pd e un pdl. Questo comitato assorbe le funzioni di Camera e Senato nell’esaminare le proposte di modifica della Costituzione e le proposte di modifica della legge elettorale che derivano da questa modifica. Qui sta il primo sgorbio politico istituzionale: la legge elettorale non è materia costituzionale, ma il PDL sostiene, e il PD si accoda, che la nuova legge elettorale deve venire di conseguenza dopo aver deciso il tipo di stato e di governo che si vuole. Questo significa che ci teniamo il porcellum ancora per un bel po’, e non se ne parla di modificarlo, perché si dice che prima bisogna cambiare la Costituzione e la legge elettorale andrà adattata al nuovo regime, che in molti auspicano presidenzialista. In molti, anche all’interno del PD, e lo stesso presidente Letta, auspicano che si faccia subito qualcosa per sistemare la legge elettorale senza aspettare tutto l’iter delle riforme, ma la mozione Giacchetti, che proponeva questo, è stata bocciata dal PD e dal PDL (e i centristi, ca va sans dire). Quindi si tratta più di chiacchiere in libertà che di sostanza, i soliti auspici inutili e verbosi che servono solo a confondere le acque e nascondere le scelte autentiche che vengono fatte. Se il PDL non consente, il PD non intende porre all’ordine del giorno la questione legge elettorale. Ma il punto e lo scopo principale del provvedimento del Governo è quello di prevedere una procedura semplificata e velocizzata per modificare la Costituzione e per modificarla radicalmente. Le dimensioni ristrette del comitato, i tempi accorciati rispetto alla procedura del 138 e il restringimento dei poteri delle opposizioni servono a consentire il formarsi di un accordo politico a tutto campo tra le forze della maggioranza per cambiare il più possibile la Costituzione, come mai era stato fatto prima nella storia della Repubblica Italiana. Il PDL con il PD e i centristi potrebbero quindi far diventare la nostra una Repubblica presidenziale o semipresidenziale. Un Parlamento incapace di eleggere un nuovo Presidente della Repubblica e incapace di fare un governo senza cedere alla triste e perdente logica delle larghe intese che si autoproclama di fatto nuova Assemblea Costituente senza averne il mandato.

Ovviamente tutto va fatto in fretta e furia, secondo la maggioranza. Non si capisce bene da cosa derivi questa urgenza di cambiare la Costituzione, se non dall’ansia dei larghi intendenti della maggioranza di riuscire a fare almeno una cosa una che sia minimamente significativa, e di mettere in moto un meccanismo, che prevede una durata di 18 mesi, che possa assicurare ancora per un po’ l’esistenza del governastro Letta. Sinistra Ecologia Libertà ha sostenuto una posizione diversa,  sia sul metodo che sui contenuti, rispetto alla maggioranza. Sul metodo, ritenendo valido il percorso di riforma della Costituzione come stabilito dall’art. 138, senza doversi inventare marchingegni come il comitato. L’unica cosa da aggiustare rispetto all’art. 138 è che, in presenza dell’approvazione con i due terzi dei voti del Parlamento, le modifiche costituzionali non vengono sottoposte a referendum confermativo, mentre sarebbe preferibile sottoporre comunque le modifiche al parere dei cittadini elettori tramite referendum. Sul merito delle  modifiche, mentre la maggioranza intende operare modifiche alla carta che riguardino sia la forma di governo che la forma di stato, quindi praticamente tutto tranne i principi fondamentali, SEL ritiene che siano necessari interventi meno invasivi e pesanti rispetto, ad esempio, alla modifica in senso presidenzialista della nostra forma di stato e di governo. Nella mozione presentata il 29 maggio, e respinta dalla maggioranza, SEL proponeva “a riduzione del numero dei deputati e dei senatori; il superamento del bicameralismo perfetto; l’obbligatorietà dell’esame e del voto in tempi certi delle proposte di legge d’iniziativa popolare; l’introduzione di limiti più rigidi all’uso della decretazione d’urgenza da parte del Governo; la modifica del Titolo V (ridefinendo i criteri di ripartizione delle materie tra Stato e regioni, introducendo la cosiddetta «clausola di supremazia» a favore dello Stato); l’attribuzione del potere di istituire commissioni di inchiesta alle minoranze parlamentari; la sottrazione alle Camere del contenzioso sulle elezioni”.  E sulla legge elettorale, si sosteneva che “è urgente e indifferibile intervenire sulla modifica della legge elettorale vigente – che non è legge di revisione costituzionale – prima del pronunciamento della Corte costituzionale alla quale si è rivo

 

lta la Corte di cassazione, trasmettendo gli atti in cui si sollevano rilevanti questioni di legittimità costituzionale”, cioè prima del 3 dicembre.

 

Rosy Bindi ha affermato nella direzione del suo partito che non è disposta a sacrificare la Carta costituzionale per questo governo. E altri segnali emergono dall’interno del PD di non disponibilità a pasticciare con il PDL sulla forma di stato e di governo, anche se la maggioranza del partito è irremovibile sui patti siglati con il PDL. Dall’altra parte il Movimento 5 stelle si intesta la battaglia per la difesa della Costituzione senza che sia ben chiaro se e quale idea alternativa i grillino coltivino, e vanno perciò al seguito delle campagne de Il Fatto, che comunque riesce a produrre argomentazioni valide, una volta depurate da inutili estremismi verbali, e a mobilitare e aggregare energie intellettuali positive del paese. SEL ha il compito di tenere la barra dritta e puntare all’obiettivo senza eccessi di propaganda e di tatticismo: quello di rendere impossibile lo stravolgimento della carta costituzionale, e invece consentire alcune modifiche realmente condivise ed utili per l’ammodernamento in senso democratico delle istituzioni. A settembre questa sarà la battaglia da fare.

Si sposta a settembre la battaglia contro gli stravolgimenti della Costituzioneultima modifica: 2013-07-29T23:23:28+02:00da sdluca1
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