Cari Forconi, la vostra protesta non disturba i potenti ma solo chi lavora

Cari “Forconi”, le vostre ragioni possono anche essere, forse, condivise. Il dramma sociale che attraversa l’Italia ci è ben chiaro e presente. Prima però queste ragioni dovrebbero essere comprensibili, e non è che sia particolarmente chiaro il contenuto delle richieste che avanzate. “Tutti a casa”, “Dimettetevi tutti” ? Queste sono evidentemente baggianate inconcludenti. Del resto, il 9 dicembre si è visto che il popolo italiano non ha raccolto il vostro appello a bloccare il paese. E senza la televisione, che rilancia in continuazione, dalla mattina alla sera, le dichiarazioni dei vostri litigiosi leader, la cosa si sarebbe spenta ben presto. Se l’unica richiesta che avanzate è “via tutti i politici”, voi che i vostri leader sono tutti militanti politici che hanno tentato di entrare nelle istituzioni per diventare appunto dei “politici”, allora ne traiamo due considerazioni. La prima è che non avete le idee chiare su come risolvere i tanti problemi che confusamente sollevate: eccesso di tassazione, povertà dilagante, disoccupazione galoppante, deindustrializzazione e recessione economica. La seconda è che vi ponete un obiettivo politico generale, nella convinzione che la soluzione sia comunque affidarsi fideisticamente a una nuova classe politica alla quale lasciar fare. Così come ha fatto del resto il Veneto, e certamente la stragrande maggioranza di voi, prima affidandosi acriticamente alla classe politica democristiana, poi a quella forzaleghista, infine magari ai fanciulleschi adepti del comico urlatore. Sarebbe forse corretto assumersi una quota parte di responsabilità per dove siamo, da parte di chi ha pensato che il mix tra il secessionismo leghista e il liberismo all’amatriciana berlusconiano potessero essere i binari per lo sviluppo del paese e del Veneto. E invece vi lasciate ancora blandire dai politici della Lega, forse ancora non paghi della dimostrazione di totale inaffidabilità e incapacità dimostrata dal partito della famiglia Bossi nel corso di questi lunghi anni di inutili blateramenti padani.

Noi riteniamo invece che ciò che va messo in discussione radicalmente sono le scelte di politica economica degli ultimi anni, il modo nel quale l’Europa a guida Merkel e l’Italia di Tremonti, Monti e Letta hanno reagito e stanno reagendo alla crisi, senza risolverla ma anzi assecondandola e aggravandola. Le politiche di austerità vanno messe radicalmente in discussione, e invece l’Italia ha avvallato il fiscal compact, ha inserito per prima in Europa il pareggio di bilancio in Costituzione, ha elevato l’età pensionabile alla più alta d’Europa, ha inasprito le tasse a tutti per non sciegliere un fisco più progressivo e forme di patrimoniale per la parte più ricca del paese. Siamo stati come paese i primi della classe nell’applicare ricette sbagliate, e oggi come conseguenza siamo al record di disoccupazione giovanile, il 41,8%. L’ultima delle innumerevoli statistiche che raccontano il nostro declino ci dice che un milione di minori, 1 su 10, sono sotto la soglia di povertà assoluta. Il 30% degli italiani secondo l’Istat è a rischio povertà o esclusione sociale. Di fronte a questa situazione drammatica non serve a nulla la cancellazione totale della politica, serve invece più politica e meno finanza. E una politica diversa, non supina alle logiche ragionieristiche fallimentari ma che sappia indicare una strada e sappia dire da che parte stare. Serve un nuovo intervento pubblico in economia, perché lasciar fare al mercato in questa fase è delirante; recuperando risorse dal taglio alle spese militari, applicando una patrimoniale sui grandi patrimoni e tassando adeguatamente le rendite finanziarie, si può lanciare un piano del lavoro verde, per rimettere a posto il territorio, rimettere in sicurezza gli edifici, riqualificare la nostra produzione industriale collocandola su settori innovativi e sostenibili. Si deve investire sull’enorme patrimonio culturale e artistico che ci contraddistingue come nazione a livello planetario, e invece assistiamo all’incredibile venir meno dell’insegnamento della storia dell’arte nelle nostre scuole. Bisogna pensare a forme innovative di welfare, introducendo un reddito minimo per tutti coloro che perdono il lavoro o non lo trovano e non abbiano già altre coperture sociali. Bisogna insomma che la politica cambi passo, si emancipi dalla sudditanza totale alle logiche finanziarie e indichi una via di uscita dal dramma attuale e una nuova possibile via di sviluppo. Non che la politica si suicidi per lasciar scorrazzare per i paese improbabili personaggi in Jaguar. O per lasciar la guida del paese a chi, come Chiavegato della Life, dichiara che “l’evasione fiscale ha salvato questo paese”; o a Mariano Ferro dei Forconi siciliani, per il quale il cancro dell’Italia non è la mafia o la corruzione ma la CGIL. Ecco, se abbandonaste questi proclami e l’immensa visibilità mediatica che avete assunto e la rete di mobilitazione che avete messo in atto le voleste usare per chiedere un cambio di rotta delle politiche nazionali ed europee all’insegna della giustizia sociale, della redistribuzione del reddito e della ricchezza, della legalità e dello sviluppo sostenibile, fareste davvero un servizio al paese e alle sofferenze che dite di voler rappresentare. Se invece vi assumete il compito di dare corpo e visibilità a quanto paventato da Letta nel suo discorso in Parlamento per la fiducia: “senza questo governo c’è solo il caos”, allora diventate un solido puntello per chi afferma che non ci sono alternative al modo attuale di gestire il paese e l’Europa.

Per venire invece al metodo, le vostre manifestazioni danneggiano solo la gente che ancora lavora e le imprese ancora attive. La condiscendenza che le forze dell’ordine dimostrano nei vostri confronti non ricordiamo abbia molti precedenti; segno che quello stato e quel governo che tanto dite di voler contestare, in realtà non pare temere particolarmente le vostre mobilitazioni ma di fatto le sta consentendo e agevolando, in un modo che ad altre categorie di manifestanti è invece precluso. Non è per niente bello, in uno stato democratico, avere delle forme di milizia che si sostituiscono a chi è legittimato a governare il traffico e l’ordine pubblico.

L’adesione entusiastica e immediata al vostro appuntamento del 9 e ai seguenti da parte delle formazioni politiche della destra estrema, di ascendenza fascista, dovrebbe farvi riflettere. Non si tratta infatti di infiltrati, ma di movimenti che avvertono la consonanza delle vostre “ricette” con le ricette di chi non ha mai digerito il fatto che l’Italia sia passata da un regime autoritario a un regime democratico. E anche nei metodi, l’idea di costituire un ordine alternativo a quello costituito della Repubblica è da sempre nelle corde della destra estrema. Il vostro movimento è il terreno sul quale i movimenti neofascisti giocano il tentativo di crearsi un blocco sociale di riferimento, per spingere il paese verso una ulteriore regressione civile e morale e una svolta autoritaria.

Insomma, cari Forconi, la vostra mobilitazione, sappiatelo, rischia di essere nel migliore dei casi l’ennesima manovra diversiva, la valvola di sfogo abilmente manovrata, per consentire ai detentori del potere di non cambiare nulla. Nel peggiore dei casi, un serio attacco alla già acciaccata democrazia del nostro paese e un lasciapassare offerto a nostalgie nefaste. E’ vero, avete approfittato di un vuoto, perché le forme di resistenza e di protesta rispetto alle politiche governative degli ultimi anni sono state molto al di sotto del necessario. Ma non lo avete riempito, perché ancora non si vede nel paese un ampio e deciso schieramento sociale che si batta per un’altra Europa e per un’altra Italia, e il vostro tintinnar di forche va proprio nella direzione opposta.

Cari Forconi, la vostra protesta non disturba i potenti ma solo chi lavoraultima modifica: 2013-12-18T16:56:17+01:00da sdluca1
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