Fusioni random dei comuni? Non è lì la soluzione dei nostri problemi

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La regione non ha calendarizzato il referemdum consultivo sulla proposta di fusione tra i comuni di Villorba e di Povegliano. A questo punto la tempistica fa pensare che non si possa arrivare alle elezioni per il nuovo comune nella prossima primavera ma che tutto il procedimento slitti al prossimo autunno. I tanti fautori della fusione dei due comuni accusano le spaccature interne alla Lega di aver prodotto l’impasse.

Le notizie sugli intoppi che la procedura di fusione tra i comuni di Villorba e Povegliano stanno incontrando non ci preoccupano particolarmente, anzi ci confermano nelle nostre perplessità su operazioni di Lego istituzionale motivate con la eventuale convenienza economica di un premio in soldi pubblici per chi ha incastrato tanti mattoncini.

Sul versante dell’occupazione dal 2008 in provincia di Treviso sono stati persi 26.625 posti di lavoro. Il tasso di disoccupazione, che nel 2008 era del 3,4%, nel 2012 è arrivato al 6% e potrebbe chiudere il 2013 attorno all’8%. Il tasso di disoccupazione giovanile, dal 2008 al 2012, è passato dal 12,9% al 22,3%.

Il PIL del Veneto nel 2013 è in ulteriore riduzione del 1,8%, a causa di una domanda interna in calo del 2,6%, non sufficientemente compensata dal lieve aumento delle esportazioni. Il Veneto e la nostra provincia subiscono insomma le conseguenze dell’impoverimento generale del paese determinato dalle politiche governative austeriche degli ultimi anni.

Di fronte a questa situazione si impone la ricerca di politiche alternative: l’idea di sacrificare i diritti dei lavoratori, i diritti dell’ambiente, i diritti di cittadinanza, sull’altare di politiche ideologiche imposte dai cultori della religione del neoliberismo, ci sta portando ad una situazione sempre più disperata.

La Legge di Stabilità invece conferma e rafforza l’impianto continuista dell’attuale governo rispetto alle ricette sbagliate che hanno aggravato la crisi. Non se ne esce, da questa situazione, sviando le responsabilità, che sta in capo alle governative nazionali e europee, per attribuirle alla Costituzione, che è la stessa di quando l’Italia visse gli anni del suo fulgore economico, e in generale al sistema delle istituzioni democratiche del paese.

Non intendiamo, perciò, alimentare l’illusione che dalla riforma degli enti locali vengano le risorse per tirarci fuori dalla crisi in cui siamo, perché non corrisponde a realtà. Anche per questo non ci persuadono operazioni di fusioni tra i comuni che paiono frettolose, scarsamente motivate, fatte per seguire la moda del momento ma destinate a produrre nuovi problemi. Meccanismi di accorpamento dei servizi delle piccole realtà comunali sono obbligatorie entro fine anno. Esistono poi diversi gradi di unione tra enti locali, che possono essere perseguiti, come si fa ora, in modalità random, sulla base del ghiribizzo dei sindaci del momento, della loro simpatia  o meno con il sindaco confinante, oppure sulla base di un disegno generale di riordino che, questo sì, può produrre risultati significativi non per risolvere la crisi ma per efficentare il sistema. Vuol dire, ad esempio, che  si consideri come nel territorio provinciale vi sono  dei poli di attrazione precisi: poli scolastici, poli ospedalieri, poli produttivi, commerciali, che già oggi i cittadini riconoscono e vivono come tali. E sono localizzati nelle medie cittadine che fanno da punto di riferimento dei rispettivi comprensori, dentro una realtà policentrica come quella trevigiana dove il capoluogo non ha la funzione che riveste in altre realtà provinciali. Allora forse ragionare di un rafforzamento della dimensione del nostro capoluogo, evitando che i comuni della cintura di frazionino in fantasiose e disordinate fusioni, e trovare le forme per strutturare un ragionamento per mandamenti (il Vittoriese, la Castellana, il Coneglianese, etc.), non sarebbe un esercizio inutile ma un progetto razionale. Con la logica di adeguare le istituzioni alla vita reale dei cittadini, non di adeguare i cittadini ai disegni astratti di ingegneria istituzionale di questo o quel partito o corrente di partito.

Fusioni random dei comuni? Non è lì la soluzione dei nostri problemiultima modifica: 2013-12-20T15:43:40+01:00da sdluca1
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