Grecia e Italia, destini quasi paralleli

Ancora una volta la Democrazia riparte dalla Grecia. Lì dove con più evidenza l’Unione Europea a egemonia conservatrice ha represso la libera espressione GreececrisisOlimpodel voto, prima facendo saltare Papandreu quando osò parlare di un referendum sulle misure di austerità, poi facendo rivotare alle politiche greche dopo la vittoria relativa di Syriza sotto ricatto per realizzare un governo di larghe intese sul modello italiano, funzionale a far transitare le misure antipopolari e disegualitarie del pensiero austerico, ora si apre la possibilità di una svolta vera e non furbesca e verbale nelle politiche europee. Chissà cosa inventeranno ora per impedirlo.

Il modello delle larghe intese è stato applicato in maniera parallela in Grecia e Italia; quando Papandreou propone un referendum sul memorandum che la Troika vuole imporre alla Grecia, in pratica prestito condizionato a licenziamenti di massa e impoverimento generale del paese, il governo socialista entra in fibrillazione, Sarkozy e Merkel, il tandem che allora guidava l’Unione Europea, entra pesantemente in scena facendo intendere che il referendum per la Grecia sarebbe stato scegliere se stare dentro o fuori l’Europa. Alla fine Papandreou ritira la proposta ed è costretto a trovare appoggio nella opposizione di centrodestra di Nuova Democrazia per avere i numeri in parlamento a fronte del dissenso di una parte del Pasok sulla macelleria sociale, ed è costretto a lasciare il posto a Loukas Papademos, già governatore della Banca di Grecia, per un governo di larghe intese assieme a Nuova Democrazia che si occupa di mettere in atto le misure punitive nei confronti del popolo greco. Tutto questo accade nel novembre 2011. Il 6 maggio 2012 si tengono le elezioni politiche e Syriza registra un grande successo, finendo poco dietro Nuova Democrazia e sopravanzando di molto il Pasok (Nuova Democrazia 18,87%, Syriza 16,76%, Pasok 13,19%). Nuova Democrazia e socialisti non ottengono la maggioranza dei parlamentari e non hanno i numeri per riproporre un governo di larghe intese, quindi a distanza di un mese si torna al voto. Il 17 giugno il voto si polarizza sui primi due partiti e finisce con Nuova Democrazia al 29,66%, Syriza al 26,89% e il Pasok al 12,28%. Ora i numeri ci sono, e si costituisce il governo di larghe intese presieduto dal leader di Nuova Democrazia, Antonis Samaras, attualmente in carica.

Un occhio alle date: in Grecia Loukas Papademos riceve l’incarico di costruire il governo di larghe intese il 10  novembre 2011, in Italia il giorno prima Napolitano nomina senatore a vita Mario Monti al quale, messo da parte Berlusconi, conferisce dopo qualche giorno, il 13 novembre, l’incarico di costruire il governo di larghe intese. In entrambi i paesi, quasi in contemporanea, si è dunque messo da parte il governo politico nato dalle elezioni politiche per rimpiazzarlo con un governo di larghe intese a guida tecnocratica, al servizio del rispetto delle impostazioni di politica economica decise dal duo Merkel Sarkozy. In entrambi i paesi, nonostante si sia votato, la logica delle larghe intese è continuata. In Grecia è stato necessario rifare le votazioni, in Italia si è fatto fuori il segretario del PD che non voleva accettare questa logica. Gli interessi che si muovono contro la libera espressione democratica dei due paesi sono enormi, hanno un potere di condizionamento economico, politico e informativo sterminato.

In Grecia, si spera, la stagione delle larghe intese  potrebbe tramontare con le prossime elezioni politiche del 25 gennaio, salvo che ancora una volta i poteri forti non riescano a piegare il corso degli eventi ai loro desiderata.

In Italia, le larghe intese sono diventate da scelta “obbligata” scelta politica, il governo Renzi Alfano ha dismesso i panni della coalizione di necessità per diventare patto politico e programmatico per tutta la durata della legislatura. Non è insomma neppure all’orizzonte la messa in discussione del modello di governo che ingloba la destra e la sedicente sinistra, per garantire la minima resistenza alle micidiali e inutili politiche di austerità. Anche per questo, le prossime elezioni in Grecia saranno importanti per il nostro paese. La scommessa di Syriza, rompere la logica perversa delle larghe intese in nome dell’austerità e ridare fiato e respiro alla democrazia e alla politica libera  e non subalterna al potere finanziario, travalica i confini del paese ellenico e riguarda anche noi.

Grecia e Italia, destini quasi paralleliultima modifica: 2014-12-31T17:07:04+01:00da sdluca1
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