La sfida delle elezioni regionali venete

La rottura tra Salvini e Tosi è certamente l’epilogo di una lotta di potere, dove il punto del contendere è la rappresentanza nel nuovo consiglio regionale della Lega, cioè chi decide i prossimi consiglieri regionali. Esiste anche però un altro livello di lettura della vicenda, legato al nuovo corso impresso al partito da Salvini che confligge con quella auspicata da Tosi. Se Salvini, già comunista padano, ora di pone come federatore dell’estrema destra nazionalista, Tosi, già bollato come “fascista” da Bossi e legatissimo in effetti a fascisti e integralisti cattolici, ha invece intrapreso la via di un ingresso organico in un ampio centrodestra a vocazione tosi slamoderata e nazionale. I due convergono quindi nella rottamazione di tutti i vecchi cavalli di battaglia leghisti, dalla secessione alla devolution al federalismo, e nell’acquisizione di una prospettiva politica nazionale e non regionale. Così come entrambi propongono sè stessi come leader nazionali. Divergono nel profilo politico programmatico di questa aggregazione: più estremista, populista e xenofoba quella di Salvini, moderata e  centrista quella di Tosi.

Nel Veneto questa divaricazione di prospettiva politica restava sottotraccia, vista l’imminenza della scadenza elettorale e vista la figura di Luca Zaia, che è figura di sintesi tra le varie tendenze, unendo capacità di propaganda sui temi sensibili alla parte becera del leghismo e capacità di propaganda sul pragmatismo e la cultura del “fare”. Ma ora quella divaricazione emerge ed emergerà in modo sempre più evidente, dato che Tosi prenderà altre strade.

In questo quadro le elezioni regionali venete assumono un ruolo che va oltre la partita del governo del Veneto ma rappresentano ancora una volta il cortile di casa del centrodestra dove si giocano partite interne a quello schieramento e ai partiti di quello schieramento. Per Salvini la vittoria in Veneto diventa un passaggio necessario per l’affermazione della sua potenziale leadership sull’intero schieramento e del suo dominio incondizionato nella Lega.

Sull’altro lato, il centrosinistra non ha probabilmente saputo mettere in campo la proposta più forte possibile per inserirsi in modo dirompente nella contraddizione emersa sul fronte leghista, caratterizzando la propria proposta come una calata del nazionale sul territorio anziché come una prospettiva del Veneto e dal Veneto per il governo della Regione. La candidatura della Moretti, che ha cercato in corsa di correggere radicalmente la propria impostazione, deve emanciparsi definitivamente dalla dimensione propagandistica da talk show e calarsi nella dimensione della realtà e del territorio veneto. Senza ascoltare quanto dice Renzi che la richiama invece alla presenza televisiva nazionale, a fare la macchietta della pasdaran del renzismo.

Non si può dare per scontata la vittoria di Zaia. E certamente non si può far finta di non sapere che il continuismo con il sistema di potere condiviso da Zaia e Galan, scoperchiato dalla magistratura e ben rappresentato dall’immagine di un assessore in carcere e l’ex presidente di Regione agli arresti domiciliari, significa condannare il Veneto al declino sociale, civile, ambientale ed economico. La partita delle regionali è una partita che si può, e soprattutto si deve, giocare. Individuando le linee di falda che attraversano non solo lo schieramento politico del centrodestra, ma anche il blocco sociale che lo sostiene. E concentrandosi sulla posta in gioco, che per il centrosinistra e la sinistra non può che essere il governo di una regione grande e importante come quella veneta. Non è, quello delle regionali venete, il teatro o il laboratorio di una contesa a sinistra o della creazione di nuove soggettività a sinistra, e nemmeno un banco di prova del potere miracolistico del renzismo e dei suoi adepti. L’ambizione da coltivare, per la sinistra veneta, è quella di uscire dalla testimonianza e di affermarsi come forza utile che accetta le sfide e non vi si ritrae altezzosamente. In questo senso l’intesa sul programma al quale SEL e PD sono pervenuti è un elemento importante a servizio del cambiamento della regione.

E anche le ultime novità, la scesa in campo ormai certa di Tosi con un proprio schieramento e lo spostamento delle elezioni al 31 maggio, anziché al 10 come si riteneva fino ad ora, rendono ancora più vera e aperta la sfida.

Adelante!

 

La sfida delle elezioni regionali veneteultima modifica: 2015-03-13T00:47:29+01:00da sdluca1
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