Il 25 Aprile non invecchia

Il 25 Aprile è una Festa che non perde di attualità, ma acquista ogni volta nuovi significati e rinnova la memoria della nostra comunità nazionale.

Settanta anni fa la Liberazione, dal nazismo e dal fascismo, apriva la strada alla nascita della nostra Repubblica, alla scelta della democrazia, alla libertà. Si tratta di valori e diritti per i quali ancor oggi nel mondo si combatte, perché in troppi paesi sono ancora negati. E che non si possono dare per acquisiti  per l’eternità, ma devono vivere e rafforzarsi con il riconoscimento dei nuovi diritti che nascono dai mutamenti sociali, dei nuovi ambiti nei quali riconoscere la dignità e la libertà delle persone.

Da quella Liberazione nacque il patto costituzionale, sancito nella nostra Carta fondamentale, che oggi è oggetto di una profonda revisione del tutto irrispettosa dei principi fondamentali che animano la costruzione delle nostre istituzioni democratiche repubblicane.

Anche lo stile, oltre che la sostanza, con il quale si va baldanzosamente perseguendo questa  manomissione costituzionale, pare del tutto fuori luogo rispetto alla importanza e alla natura delle regole del gioco democratico, che dovrebbero essere sottratte a logiche di corto respiro come quelle che paiono muovere i novelli costituenti. La legge elettorale, che pur essendo legge ordinaria ha evidenti riflessi sul quadro costituzionale, non può essere una imposizione di una parte, per quanto maggioritaria nei numeri parlamentari, che intende cucire a propria misura le regole della contesa elettorale per averne vantaggio per sé e svantaggio per tutti gli altri. L’eliminazione della elezione diretta del Senato e il suo cambio di ruolo, il rafforzamento dei poteri dell’esecutivo e l’accentramento centralistico delle funzioni, sono ingredienti velenosi della proposta di riforma costituzionale frettolosamente e superficialmente assembrata dalla maggioranza. Che prefigura una Repubblica a democrazia attenuata, dove saltano meccanismi di controllo e di equilibrio tra i poteri e si verticalizza radicalmente la catena decisionale.

Eppure si vuol dare ad intendere che si tratti non di questioni fondamentali che riguardano tutte le parti in campo ora e nei prossimi decenni, ma che siano un tassello essenziale delle tanto invocate “riforme” che dovrebbero far uscire il paese dalla crisi. E sulla velocità delle quali si misurerebbe la forza e la capacità dell’attuale governo, e il suo distinguersi da un passato dipinto indiscriminatamente come buio e paludoso. Niente di vero, anzi vere e proprie mistificazioni della realtà ad uso propagandistico. Le riforme in questione non apportano alcun beneficio alla situazione sociale ed economica del paese, ma anzi servono semmai a indebolire i corpi sociali intermedi e il sistema delle autonomie locali, a sottomettere il parlamento al governo, a far saltare meccanismi di garanzia e di equilibrio, con la finalità di poter più agevolmente far transitare politiche antisociali e antipopolari, di riduzione dei diritti del lavoro e di taglio ai servizi pubblici, aumentando anziché riducendo l’ingiustizia e la disuguaglianza sociale.

La Costituzione ci consegna invece altri compiti da svolgere. Quei compiti che il Presidente della Repubblica Mattarella elencava nel suo discorso di insediamento, e che attendono ancora qualcuno che si incarichi di svolgerli diligentemente.

Anche per questo il 25 Aprile dovrebbe essere consacrato alla memoria dei resistenti e alla traduzione odierna di quella forza d’animo e di quella passione per la libertà e la giustizia che riscattarono il nostro paese dalla cupa stagione fascista. Non la si prenda a pretesto per strumentalizzazioni con altre finalità, e non se ne faccia un giorno come un altro nel quale andare a fare la spesa nei troppi negozi aperti.

Il Sindaco di Santa Lucia di Piave prende a pretesto la giusta protesta e recriminazione per i continui e profondi tagli alle risorse degli enti locali messe in atto con continuità negli ultimi anni per dichiarare di non voler onorare la Festa della Liberazione: bersaglio sbagliato e pretestuoso. Per questo saremo a celebrare la Festa della Liberazione il 25 aprile a Santa Lucia, assieme all’Anpi e al PD e a tutti coloro che hanno chiara la differenza tra politiche sbagliate dei governi e il valore di quella data fondativa della nostra democrazia.

Troppi negozi e centri commerciali tengono aperto il 25 aprile, come terranno aperto pure il 1 maggio. Cose simili non accadono in altri paesi. I lavoratori del commercio hanno diritto a poter stare in famiglia e poter celebrare queste date come si conviene. Va rivista la legge del 2012 che ha lasciato libertà totale nelle aperture dei negozi, senza determinare nessun significativo aumento né dell’occupazione né dei consumi, ridando alle Regioni il potere di regolamentazione o salvaguardando almeno le principali festività laiche e religiose.

L’impegno che nasce dal 25 Aprile ci porta anche a schierarci, nelle prossime elezioni regionali, contro il nuovo volto che ha assunto la destra estrema, contro il sodalizio tra l’ex partito padanista e i nazionalisti xenofobi di tutta Europa, propugnatori a oltranza della disuguaglianza dei diritti  e dell’ingiustizia sociale.

Il 25 Aprile non invecchiaultima modifica: 2015-04-23T10:04:29+02:00da sdluca1
Reposta per primo quest’articolo