Un’altra accoglienza è possibile. E necessaria.

La scelta di collocare un alto numero di migranti negli appartamenti sfitti a Quinto di Paese, senza alcuna preparazione sul terreno, senza la creazione di una rete sociale e istituzionale, e in un numero troppo elevato, non può che dirsi improvvida e rischiosa. La reazione dei residenti, di alcuni residenti, quando trascende dall’espressione legittima del disagio e del disappunto ad azioni di forza per impedire di portare da mangiare a delle persone, o al saccheggio, diventa intollerabile e va perseguita senza indugio. Quando due errori si sommano non può che venir fuori un gran pasticcio che provoca danni seri alla credibilità delle istituzioni, al lavoro di chi si spende per una convivenza pacifica e solidale con i migranti, alla possibilità di passare finalmente a una fase più serena e normale di gestione dei flussi di migranti. Dando pure spazio ai rigurgiti fascisti e alla violenza di forze “politiche” della cui stessa esistenza dovremmo vergognarci come paese.

Va invece abbandonata la logica dell’emergenza con la quale viene gestito malamente un fenomeno strutturale che ci riguarderà ancora per molto tempo. Questo emergenzialismo da fiato alle pulsioni più biecamente xenofobe e razziste, che si mescolano a paure e timori comprensibili, e alle strumentalizzazioni a fini elettoralistici di chi punta sul fallimento dell’accoglienza, boicottandola in tutti i modi, per lucrare consenso politico, e quindi potere e denaro, sulla pelle dei migranti. La cosa anomala è che questo atteggiamento sia fatto proprio da amministratori, come il Presidente della Regione e i sindaci della sua parte politica, che dovrebbero come istituzioni aiutare alla soluzione del problema e invece sono proprio loro una parte ampia del problema stesso.

Secondo noi un’altra accoglienza è possibile. Va chiusa quanto prima la vera emergenza, che è l’”emergenza profughi”, e costruita una rete permanente e istituzionale di accoglienza, che riporti alle giuste dimensioni quello che è un fenomeno del tutto gestibile e assorbibile da un paese come il nostro. Una accoglienza diffusa, per piccoli gruppi e in tanti luoghi, all’interno di contesti istituzionali e sociali efficienti e consapevoli.

Ci saranno molti altri arrivi. E’ inutile far finta che non sia così e poi cascar dalle nuvole o sbraitare. Ci si organizzi per tempo, cioè da subito, si cerchino gli strumenti operativi e i soggetti che possono attivarsi.

Della necessità di fuoriuscire dall’emergenza  e di andare verso una accoglienza ordinata e solidale e parleremo lunedì sera all’incontro pubblico “Fuori dall’emergenza!”. Perché finalmente si faccia suonare anche un’altra campana nel dibattito imbruttito dalle speculazioni senza scrupoli della destra.Ciò-che-resta-delle-suppellettili-destinate-ai-profughi-e-bruciate-dai-residenti-di-Quintodi-Treviso

Un’altra accoglienza è possibile. E necessaria.ultima modifica: 2015-07-17T17:10:29+02:00da sdluca1
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