Dalla sbruffonaggine alla recessione

“Con la presente Vi confermiamo quanto rappresentato nel corso delle nostre interlocuzioni e, in particolare, la disponibilità del Governo italiano a effettuare alcuni interventi utili a migliorare i saldi finali contenuti nella legge di bilancio, in adesione ai rilievi formulati dalla Commissione…”. “Considerato che presso il Senato della Repubblica è in piena discussione il disegno di legge sul bilancio e che i Senatori sono in attesa di conoscere i nuovi saldi, vi saremmo grati se poteste comunicare la valutazione della Commissione sulla legge di bilancio italiana, modificata secondo quanto illustrato nei documenti allegati.


Vi salutiamo cordialmente,


Giovanni Tria
Giuseppe Conte“.


Così la lettera alla Commissione Europea dell’Avvocato degli italiani a nome del Governo del Cambiamento sulla modifica della Manovra del Popolo con la quale è stata abolita la povertà in Italia, inviata il 20 dicembre.

A differenza di quanto va raccontando Conte e i suoi datori di lavoro, il cedimento alle prescrizioni della Commissione Europea c’è stato e in maniera pesante, tanto da mutare radicalmente i saldi della manovra e quindi la sua dimensione oltre che la sua qualità. A differenza di quanto sostiene Conte, la manovra assume così un carattere recessivo. Se prima era una scommessa azzardata, tipo giocare un numero alla roulette, di poter davvero con quei provvedimenti elettoralistici provocare uno scatto nel tasso di crescita del paese, ora è pacifico per i più che, inasprendo la pressione fiscale e tagliando il livello degli investimenti, già prima insufficiente, sarà complicato anche raggiungere il nuovo obiettivo di crescita per il 2019, ridotto di un terzo nella nuova versione della manovra, passando da 1,5 a 1 per cento. Come ha ben detto Vasco Errani, gli spavaldi andarono in Europe per suonarle e finirono suonati. Il conto però non lo pagheranno loro ma tutti noi.

Che il cambiamento promesso dai nuovi potenti vada verso il fallimento cominci ad esser chiaro. Questo apre forti preoccupazioni su cosa seguirà a questa fase di esaltazione collettiva. Non sta scritto da nessuna parte che possa sorgere nel paese una struggente nostalgia per il renzismo al potere, anzi lo si può dare per escluso. Se non si crea sul fronte progressista una alternativa credibile, non fondata sulla nostalgia del populismo renziano ma su una proposta di cambiamento reale e praticabile, dopo la padella c’è il rischio di precipitare nella brace.fracchia-poltrona-sacco

Dalla sbruffonaggine alla recessioneultima modifica: 2018-12-24T16:58:30+01:00da sdluca1
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